Regaliamo ai giovani almeno la speranza
Ladiffidenza nasceva dal fatto che la trasmissione potesse apparire come una scorciatoia verso il succeso, che avrebbe comportato di conseguenza la delusione per moltissimi aspiranti artisti. Ma, evidentemente, i conti andrebbero fatti con un mondo, come quello musicale, che sembra chiuso, restio a investire e a rischiare su giovani talenti. Non solo, ma va considerata anche l'impetuosa crescita dell'importanza della tv, l'unico elemento capace di creare in proprio, anche senza l'ausilio di altri media, dei miti. Una opportunità e un rischio nello stesso tempo. Troppe trasmissioni televisive hanno creato una nuova occupazione: l'ospite. Una persona che non ha nulla di suo da offrire se non la propria presenza. Inutile nei dibattiti, incapace di cantare, recitare o ballare, ma semplicemente famosa. La cui fama si alimenta della sola presenza. Per arrivare a questo bisogna far parlare di sé. Ogni mezzo è buono. Poi inevitabilmente giunge, per quasi tutti, il declino, il silenzio, l'abbandono. Si spengono le telecamere per riaccendersi ed esaltare un altro mito fatuo. Amici esce da questo schema. In una situazione dove è la tv che dà l'opportunità e la visibilità, rappresenta un adeguamento ai tempi e per tanti può costituire la sola strada percorribile. Però il passaggio dall'anonimato alla popolarità è rapido. Quasi istantaneo. Non c'è tempo per metabolizzarlo. Si entra in uno studio da sconosciuti, se ne esce già più acclamati di una star. Del resto anche questo è un segno dei tempi. Quante cose noi facciamo in pochi secondi e senza fatica, tutto impensabile fino a pochi anni fa? Già ma c'è un piccolo-grande rischio. Quello di perdere l'abitudine alla sconfitta. Di non aver la capacità di sapersi rialzare quando si cade. Di perdersi se quelle telecamere non si accendono. Di non saper ricominciare con umiltà. Ma meglio correre il rischio se l'alternativa, in una società che si fa sempre più vecchia, è togliere ai giovani anche la speranza.