Portoghesi: "Colosseo esempio di urbanistica Ma per favore, fate rivivere i Fori"
"L'Anfiteatro Flavio sta in piedi da venti secoli Nonostante le offese del tempo, è un modello urbanistico. A Vespasiano non si poteva chiedere di più. Piuttosto, si pensi a rendere praticabile Roma antica". Paolo Portoghesi, l'ideatore della Moschea di Roma, del Politeama di Catanzaro, rilegge l'Anfiteatro Flavio. Domani si inaugura la mostra che celebra la nascita dell'imperatore e Portoghesi passeggia con Il Tempo nel luogo che, archeologicamente, è l'ombelico del mondo. «Vespasiano diede una lezione di democrazia, memore della tradizione della res publica e avviò il programma di opere della gens Flavia ad uso del popolo. Il Colosseo occupò il parco privato di Nerone, annesso alla Domus Aurea, che a sua volta era nato dal prosciugamento di un lago». Professore, la propaganda dell'impero coincideva con l'interesse dei cittadini. Sì, e penso anche alle Terme. Nessuna altra civiltà ebbe tanta attenzione al popolo. Il potere cercava consenso contribuendo al benessere della gente, ascoltando l'opinione pubblica. La dialettica in Senato ne era un esempio. Lei mette al centro dei suoi progetti la piazza, i luoghi di incontro. Come il Colosseo. Un edificio che ha rispettato l'orografia di Roma. Lì c'era una valle. Il Colosseo, concavo, gigantesco, visibile da ovunque, ne era la replica in travertino. I romani ci andavano a piedi. Percorsi carrabili crearono una nuova viabilità. Il Colosseo divenne un polo fondamentale, vicino al Foro, alla Via Sacra. I cives erano già abituati ad assistere a spettacoli sportivi dall'alto di una balconata sul Foro. Ma la mole dell'Anfiteatro aveva un impatto sacrale. Architettonicamente cosa ci insegna? Affascina il fatto che fu realizzato da più imprese di costruzioni, restando edificio unitario. Divenne un modello, replicato in Africa, a Verona, a Pola. Il velario di copertura, poi, anticipava le moderne tensostrutture. Negli anni '80 l'architetto Frey Otto lo ricostruì in modellino, basandosi sulle memorie e sugli elementi sopravvissuti, come i buchi in cima al monumento, dove si infilavano aste che sorreggevano il velario. Altro che l'orrenda copertura dello stadio Olimpico. Che pensa del commissariamento dei Fori? Lei che farebbe per tutelarli? Li farei vivere. La via dell'Impero ha creato una realtà interessante che va completata. A destra e a sinistra servono percorsi che invitino a visitare gli scavi. I più recenti non sono stati attrezzati. Nel Foro di Traiano c'è ancora la via Biberatica e le botteghe. Perché non rianimarlo, riaprendo i negozi? Tutela è far vivere le cose, non imbalsamarle. Ok, poi, a Bertolaso. Voglio poter tornare in sicurezza sul Palatino, come facevo da ragazzo, voglio didascalie ai Fori. Per noi sono una risorsa».