Il rock di Piero Pelù a cavallo tra musica e teatro
«Uno show a cavallo tra musica e teatro». Piero Pelù presenta il suo spettacolo in scena domani sera all'Ambra Jovinelli. Per il «Fenomeni Tour Teatrale 2009», il musicista ha curato anche la sceneggiatura e le coreografie. Piero Pelù, perché ha deciso di coniugare musica e teatro? «È una sorta di operazione a cuore aperto, un tentativo di convivenza improbabile. Durante lo spettacolo si intrecciano il linguaggio istintivo del rock e quello più ragionato e riflessivo della parola parlata». Il suo lato musicale lo conoscono tutti. Quello teatrale un po' meno. Cosa reciterà in prima persona? «Si tratta di cinquanta minuti di monologhi scritti a quattro mani con Bustric, col quale ho curato anche le scenografie». Di cosa parlano i monologhi? «Di emergenza acqua, profughi, neo imperialismi, discriminazione e pregiudizi. Tutti temi sociali che mi stanno molto a cuore». Negli ultimi tempi si parla molto anche di integrazione e convivenza. Cosa ne pensa? «La soluzione ai problemi non passa per le ronde in strada. È un Far West che non può funzionare. È necessaria una crescita culturale, di coscienza e comunicazione». Nel foyer dei teatri lei ospita anche gruppi di cassintegrati che raccontano la loro storia. Perché lo ha fatto? «È un segnale di solidarietà e calore umano che voglio lanciare. Non ho voluto renderli parte integrante dello spettacolo per non proporli come fenomeno da baraccone. Mi è sembrato giusto, però, dar loro spazio in una sorta di moderna agorà, a prescindere dalle posizioni politiche». Cosa pensa della musica in tv? «Di musica in tv ce n'è sempre meno. Certo, X Factor è il programma migliore perché lì almeno si parla davvero di musica. Ci si confronta sulla qualità vocale e sugli arrangiamenti». Lei sarebbe mai andato a X Factor come concorrente? «È una formula interessante ma io sono un artista underground e non farei mai una scelta di questo tipo».