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Nel 2001 in Val di Susa due poveracci pieni di debiti pensarono di risolvere i propri guai con un sequestro.

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Digiunidi tutto, appunto perché fondamentalmente onesti, dopo qualche tempo si fecero individuare e finirono in prigione. Da cui, adesso, sono usciti dopo aver chiesto scusa a tutti. Un fatto di cronaca in bilico fra il dramma e la commedia, fatta scaturire, questa seconda, dai modi goffi e maldestri di quei due improvvisati e poco convinti "criminali". Se ne occupa adesso, con un film senza scosse, Umberto Spinazzola, qui alla sua opera seconda, e dopo una carriera equamente divisa fra la TV e molti spot pubblicitari. Ovviamente, per dar sapore alla sua storia, ha puntato molto sui caratteri sempre piuttosto buffi (ma non comici) dei due protagonisti: uno, detto Crodino perché al bar ordina solo quella bibita, con l'aria di quello che sa tutto (pur non sapendo niente) e che si costruisce da solo un personaggio di organizzatore pronto (senza mai riuscirci) a risolvere tutte le situazioni. L'altro, detto Pes, più ingenuo ancora, sottomesso, pronto a esercitare maldestramente le funzioni del "braccio" là dove il compare sembra pomposamente assumere quelle della "mente" lasciandosi attorno tali e tante prove, impronte digitali, telefonate incaute, che alla fine non ci si stupisce se li vediamo mestamente in manette. Le loro goffaggini, però, non sono mai veramente beffate. Il tono è sempre molto umano e se qua e là suscita dei sorrisi si affida soprattutto agli aspetti psicologici di quel caso che in definitiva ci propone soprattutto due balordi senza più speranze che si illudono di mettere solo un po' di ordine nel loro malinconico disordine. Questa cifra, rispettata dal testo e dalla regia fino alla fine, è espressa con sincerità dai due interpreti al centro: Ricky Tognazzi, un Crodino in attento equilibrio fra il saccente e il finto furbo, Enzo Iacchetti, un Pes dai modi sempre umili e dimessi, volutamente lontano da quelli caricaturali e colorati con cui di solito si impone. Un duetto ben assortito anche se - così voleva Spinazzola - non fa faville.

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