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De Sica: "Devo tutto ai cinepanettoni"

Christian De Sica

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Christian de Sica, figlio del grande maestro del cinema italiano Vittorio De Sica, negli ultimi anni protagonista indiscusso e campione di incassi con i suoi film di Natale, trionfatore al teatro con i suoi musical ed in televisione con le sue fiction, ci svela i segreti e i progetti che lo vedranno impegnato in futuro. Lei è l'attore italiano campione di incassi nel nostro Paese, che cosa si prova ad avere questo grande successo? «Il produttore De Laurentis incassa, io sono già povero... ho speso tutto... Per me è un continuo mettermi alla prova, non mi fermo mai, c'è sempre da imparare, anche alla mia età. È stata una grande soddisfazione ricevere i complimenti della critica per il mio ultimo film “Natale a Rio”. Sono gratificazioni che mi stimolano continuamente a fare sempre meglio». Ha provocato invidie questo suo grande successo? «L'invidia è un motore. È giusto essere invidiosi. Io non lo sono, sono stato fortunato non devo invidiare nessuno. Odio la competitività, nello sport l'accetto, ma nel lavoro non la sopporto. Non credo di suscitare così tanta invidia, credo poi di non essermela meritata». Come ha mosso i suoi primi passi nel cinema? «A diciotto anni ho avuto la fortuna di iniziare con grandi maestri come Rossellini, con mio padre e Pupi Avati e da lì non mi sono più fermato. Ho girato più di novanta film». Ci racconti di suo padre: come ha inciso nella sua carriera artistica? «Purtroppo non ho fatto in tempo a chiedere molte cose a mio padre. Lui è morto che avevo solo 23 anni. Avrei voluto domandargli come si sfugge alle incertezze e alle paure». Quando nel 1983 partì la scommessa sui film di Natale, avrebbe mai pensato che questo genere sarebbe diventato un cult? «In realtà tutto iniziò da "Sapore di Mare", un altro film sempre di Vanzina, ma con diverso produttore, successivamente De Laurentiis partì con "Vacanze di Natale". Quando uscì ho stretto la mano a mia moglie e le ho detto: è fatta». Quanto deve la sua carriera ai cinepanettoni? «Tutto. Se oggi giro un film con Pupi Avati per la prima volta drammatico e scrivo un libro, ogni cosa è grazie al successo dei film di Natale. Con “Natale a Rio” abbiamo festeggiato i 25 anni di nozze d'argento. Nemmeno James Bond è arrivato a tanto!» Chi sono per lei i mostri sacri di comicità? «Alberto Sordi è stato il numero uno. Tutti abbiamo imparato da lui. Oggi invece per me il più grande è il mitico Carlo Verdone, con il quale spero di tornare a lavorare molto presto, e stimo anche Max Tortora». Che differenza trova tra la comicità di ieri e quella di oggi? «Prima c'era più ottimismo e meno cinismo, oggi il contrario. Come cambia il Paese cambiano i comici, così come cambiano le mode. Il comico non è altro che un uomo che mette in ridicolo tutto quello che accade e più è drammatico e più fa ridere. I comici intelligenti non mi fanno ridere, preferisco i comici stupidi, la comicità colta non mi fa impazzire». Quali sono i suoi progetti futuri? «Una grande gioia. Sarò al fianco di Laura Morante e Luca Zingaretti nel film di Pupi Avati "Il figlio più piccolo" ed avrò un ruolo drammatico. Inizieremo a girare i primi di aprile. Ritornare a lavorare con Pupi Avati dopo tanti anni sarà un momento emozionante». Il teatro? «Dopo il grande successo di "Parlami di te", il regalo più bello è stato quello di mio figlio Brando che dallo spettacolo ha tratto un docu-film che ha presentato a Los Angeles al Teatro Cinese e verrà venduto in tutto il mondo». Dove sarà girato il suo prossimo film di Natale? «A Beverly Hills a Los Angeles, negli Stati Uniti. Ci divertiremo in California».

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