«Siani, eroe involontario contro l'assedio camorrista»
dall'inviato Dina D'Isa NAPOLI Oltre cinque minuti di applausi hanno accompagnato l'altra sera, al San Carlo di Napoli, la proiezione di «Fortapàsc». Il film di Marco Risi è dedicato al giornalista Giancarlo Siani, ucciso a colpi di pistola sotto la sua casa napoletana, al Vomero, a soli 26 anni, il 23 settembre 1985, nella sua Mehari verde. La stessa auto che si rivede nel film, trovata per caso da un rivenditore in provincia con il libretto di circolazione originale intestato a Giancarlo. A 24 anni da quell'omicidio e 12 anni dopo l'arresto degli assassini di Siani, a Torre Annunziata (il Fortapàsc campano) il clan Gionta ancora detta legge, nonostante il boss sia attualmente in carcere. Il film racconta gli ultimi 4 mesi del giornalista, che rivelò sul quotidiano Il Mattino l'alleanza tra Valentino Gionta, boss di Torre Annunziata, e Lorenzo Nuvoletta (deceduto) referente in Campania del mafioso Totò Riina. Per soddisfare la richiesta di Riina, che voleva eliminare il boss campano, Nuvoletta fece arrestare Gionta dopo una soffiata ai carabinieri. Giancarlo scrisse tutto questo, provocando le ire dei camorristi, mentre Nuvoletta con il beneplacito di Riina decretò la morte di Siani, che svelò anche l'abusivismo, le collusioni tra camorra e politica, negli anni in cui a Napoli erano piovuti i miliardi per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto. «Le cose da allora non sono migliorate - ha detto Risi che ha scritto la sceneggiatura con Andrea Purgatori e Jim Carrington -. Al contrario, i confini della criminalità organizzata si sono allargati in Italia e non vivo sereno in questo Paese. I giornalisti (che oggi contano ben 40 mila precari) sono degli impiegati che non informano realmente. Le vere notizie arrivano dagli abusivi, come Siani, che non era un eroe, né un Don Chisciotte e nemmeno un santino ingenuo: faceva solo il suo mestiere con passione. "Fortapàsc" evoca il Fort Apache del far west e rende l'idea dell'assedio dei malavitosi. Il progetto del film risale a 5 anni fa ma poi venne bloccato. A farlo rinascere è stato il produttore Andrea Barbagallo e Caterina D'amico di Rai Cinema. "Gomorra" è di un pessimismo quasi apocalittico, mentre in "Fortapàsc" la figura di Siani è un raggio di speranza. Anche la camorra è cambiata: non era quella frammentata e feroce dei Casalesi, ma verticista, in mano a 2 o 3 famiglie, fortemente ancorate a Cosa Nostra. È sempre più necessaria la forza di tutti noi italiani per debellare la criminalità. Abbiamo girato in quelle zone terribili, mentre centinaia di persone assistevano in silenzio. Una volta, un meccanico ci aiutò a spostare un'auto: pochi giorni dopo fu ucciso con il suo cane perché - si disse - dava fastidio a una ragazza del clan Gionta. L'unico ad essere attivamente dalla parte di Siani fu allora il capitano dei carabinieri Sensales, oggi generale della Dia». Straordinaria l'interpretazione di Libero De Rienzo nei panni di Siani, affiancato da Valentina Lodovini, Michele Riondino, Massimiliano Gallo, Ernesto Mahieux, Ennio Fantastichini, Daniele Pecci e tanti altri. Paolo Siani, fratello di Giancarlo, che appare in una scena del film con altri familiari delle vittime della camorra, ha ringraziato Risi per il film «ricco di una bellezza che libera l'etica» ed ha esortato tutti a partecipare il 21 marzo alla 14esima Giornata della memoria e dell'impegno, nel corteo che partirà da via Caracciolo a Napoli, dove «si ricorderanno in maniera ossessiva le tante vittime della camorra, a partire dal 1929». Il film uscirà venerdì in Campania in 60 copie e poi dal 27 marzo in tutta Italia con 150 copie distribuite da 01.