La strada di Tosca
Tiberiade Matteis L'amore poetico e surreale di Gelsomina e Zampanò rivive sul palcoscenico nella versione teatrale del celebre film felliniano «La strada» che impegna, da stasera al Valle dopo lunga tournée nazionale, un'altra coppia di vita e arte, formata da Tosca e Massimo Venturiello. Un sodalizio, nato in occasione del brechtiano «L'opera da tre soldi», che ha convertito definitivamente Tosca alla sua iniziale vocazione d'attrice. E qui si concede anche di cantare, ma con il privilegio di stonare per assecondare meglio le caratteristiche del suo candido e svampito personaggio femminile. Come appare la sua Gelsomina? «Ha la purezza dei bambini che ho imparato a cogliere nei miei nipoti, non avendo figli. Non serbano rancore e non capiscono la cattiveria, come accade ai disabili o ai santi. La grande sceneggiatura di Zapponi e Pinelli è una garanzia. Mi affascina pensare che la storia nacque perché Fellini, in una pausa di "Luci del varietà", presso Campagnano, vide due zingari mangiare in assoluto silenzio davanti al loro carrettino». Ha abbandonato per sempre il mondo della canzone che pure le ha regalato tanto successo? «Sono nata nel teatro con la Compagnia di Checco Durante e volevo diventare un'attrice. Poi non mi bastavano i soldi e allora prima recitavo una commedia e poi andavo a cantare al Talent Scout, dove ho conosciuto Arbore. La virata verso la canzone è stata più facile. Ora sento che la mia strada è il palcoscenico, soprattutto nella formula del teatro canzone. Maddalena Crippa ha tenuto vivo questo genere, io l'ho recuperato nel 2002 e adesso ci sono anche Cristicchi, Marcorè e Barbareschi». Qual è la più grande gioia che le regala quest'esperienza? «Non c'è nessun concerto che possa donare ogni sera la sensazione offerta dal pubblico teatrale. Sei stanco, tremato, con la voce a pezzi, e la platea ti dà una nuova carica. Il teatro allunga davvero la vita. Un fatto meraviglioso è, per esempio, che qui posso stonare e cantare male perché Gelsomina è una ritardata. Ho uno zio che ha avuto la meningite ed è un po' disturbato: mi sono ispirata a lui per creare una voce dissonante che cresce e cala, mai limpida. La gente si innamora di questo esserino che sbaglia toni».