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Beh, forse bellissimo, o anche solo bello, non era.

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L'aspetto?«L'imperatore era di pelo rosso», conferma il cronista arabo Sibt ibn al-Jawzi che continua così: era pure «calvo, miope; fosse stato uno schiavo, non sarebbe valso 200 dirham». (...) Però - bellezza a parte - di fascino doveva averne; e questa può essere stata una dote seduttiva sufficiente, per non parlare di qualità più venali come il potere e il denaro. D'altra parte il mito del suo fascino continua a reggere al giorno d'oggi: nelle testimonianze femminili raccolte nel primo capitolo di questo libro, egli è definito affascinante, seduttivo, dotato di talento, intelligente, «un uomo speciale ma prima di tutto un uomo, una pura definizione di uomo, amante della natura e delle donne». (...) Ricapitolando, Federico ebbe quattro mogli, tre delle quali "scelte" per obbedire alla ragion di Stato: Costanza d'Aragona (aveva trent'anni quando sposò nel 1209 il sovrano quindicenne; morì nel 1222) Jolanda di Brenne (convolata a nozze quando aveva 13 anni, nel 1225, e morì di parto nel 1228) e Isabella d'Inghilterra (sposata nel 1235 e morta nel 1241). La quarta moglie è stata Bianca Lancia, donna molto e a lungo amata dal sovrano ma sposata solo mentre ella stava per morire, nel 1246. In più - secondo il gossip in salsa medioevale - Federico si dette da fare con un plotone di concubine e un battaglione di amanti. Per non parlare - garantisce certa cronaca rosa - delle saracene del suo harem. Ovviamente, come ci ha fatto capire Camilleri, la proverbiale riservatezza di stampo siciliano (e l'inesistenza dell'epoca, di quelle intercettazioni telefoniche che rendono frizzantina la vita politica italiana contemporanea) impedì a Federico di lasciare indizi sulla reale portata della sua fama di "sciupafemmine". (...) Tuttavia, delle virtù sessuali e seduttive dell'imperatore si può raccontare l'altra faccia della medaglia. Come hanno fatto per esempio due sarcastici, ma storicamente solidissimi, toscanacci: il professore di Storia dell'arte Cesare Brandi (1906-1988) e il giornalista, nonché grande divulgatore di storia, Indro Montanelli (1909-2001). Brandi scrive di Federico II nel capitolo dedicato a Lucera del suo Pellegrino di Puglia, uno dei libri più belli sulla regione: «Federigo aveva gusti congeniali, è indiscutibile. Non furono tutte calunnie, i racconti che si facevano di lui. E passi per gli harem. Anche i Normanni se li erano tenuti. E Federigo, che fu un grande sovrano ma non un grande guerriero, se li portava anche dietro, quando andava in guerra. L'episodio di Parma - racconta Brandi - è rimasto celebre. Federigo che assediava Parma, per andare a caccia, ci perse l'harem e la guerra. E niente gli dispiacque tanto, come di averci perso le concubine (...). E del resto, dalla Vita di Gregorio IX a Benvenuto da Imola, le testimonianze concordano. Faceva molto all'amore, il nostro Federigo. Né solo con le ragazze». (...) Indro Montanelli, nel libro Dante e il suo secolo, (...) aggiunge: «La specialità di Federico fu di essere un despota senza averne, almeno nei primi anni, il carattere cupo, sanguinario e oppressivo. La sua Corte era un luogo di delizie, non soltanto materiale. Ogni sera c'era uno spettacolo di acrobati e di danzatrici. E i maligni mormoravano che gli uni e le altre facevano parte dell'harem privato di Federico, assolutamente imparziale, si diceva, nelle sue propensioni sessuali. Qualcosa di vero - continuava il grande giornalista - ci doveva essere perché la sua terza moglie, Isabella d'Inghilterra, appena installata a Foggia, si ritirò inorridita in un'ala del palazzo e non volle più uscirne, lasciando suo marito, che non mosse obiezioni, alle ragazze e ai guaglioni che lo circondavano. (...) Oggi questa vocazione bisex, vera o presunta, di Federico II ispira probabilmente simpatia, a conferma della sua eclettica "modernità". (...). E in questo campo Federico ricorda, col senno di poi, più che un divo macho alla Sean Connery, un attore dalle caratteristiche più complesse come Helmut Berger, caro al regista Luchino Visconti, il quale nel 1973, guarda caso, gli fece interpretare un altro sovrano tedesco: quel Ludwig che nel 1864 salì sul trono della Baviera.

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