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Il critico che ci insegna quanto non s'impara più

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Evviva i classici della letteratura italiana, la voglia di leggerli coram populo, sugli sfondi più blasonati della capitale, quelli che si addicono a chi ci ha aiutato a dar colore alla nostra parola, al nostro immaginario. Sentire il Decameron letto da Alessandro Haber in Campidoglio (il 27 aprile) o la Vita Nova dell'Alighieri con la voce di Claudia Gerini a Palazzo Madama (il 30 marzo) è un regalo e una sfida. Il regalo viene dalla Fondazione De Sanctis, voluta dal nipote (omonimo) del più grande storico della letteratura italiana. «Mio nonno - dice - mi ha lasciato l'archivio del suo, di nonno, Francesco De Sanctis. Ci ho ritrovato i manoscritti su Petrarca, le lettere a Garibaldi e a Mazzini, i libri che ha studiato. Ho pensato di far parlare queste carte, di rimetterle al mondo. Così è nata la Fondazione, il ciclo di incontri che comincia oggi al Quirinale e che proseguirà a cadenza settimanale fino all'11 maggio, e un premio letterario per la Saggistica che sarà assegnato nel prossimo autunno». E la sfida? La suggeriamo noi e giriamo l'input al ministro Gelmini. A scuola la poesia grande - Pascoli e Carducci, Leopardi e Foscolo, - ora non si impara, si sorvola. Il sabato del villaggio, I sepolcri a memoria? Vade retro. Per non parlare di «Nel mezzo del cammin di nostra vita...», o di «Quel ramo del lago di Como...». Ai ragazzini delle elementari, delle medie, l'italiano viene insegnato a prescindere dai nostri poeti e romanzieri. Basta che riempiano con le crocette i test dove sono espulsi sentimenti e congiuntivi. Insieme con le parole dei poeti, che altri insegnanti ci facevano portare appresso tutta la vita come in uno scrigno. Dell'intelletto. Oggi nella prima Casa del Paese, il Quirinale, Anna Bonaiuto e Toni Servillo, introdotti da Giorgio Ficara, leggono La Ginestra e La sera del dì di festa davanti al primo cittadino d'Italia, il presidente Napolitano. La sfida è che la poesia torni, come un faro, sulle labbra degli italiani più importanti, i ragazzi.

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