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Gabriella Sica in lotta con la solitudine globale

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Ha sostenuto Paolo Lagazzi nella postfazione, che questi versi si distinguono per "la qualità quieta e tersa delle immagini". Nella quotidianità le cose sembrano avere voce e suono, così come i limpidi testi dedicati alle oche di Villa Borghese. Gabriella Sica fa i conti con il destino e con il tempo (legati indissolubilmente), con le apparizioni della mente e con il senso del sacrificio. Questo destino temporale è affidato alla scrittura ("Non è vero che mi sento più sola e impoverita / i poeti non muoiono mai proprio mai e ritornano sempre / mi vengono a trovare a casa e non è cambiato niente"). I minimi e grandi fatti feriali pongono al centro dell'attenzione anche un dialogo continuo tra i vivi e i morti.

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