Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Da secoli l'uomo si chiede se esista la vita su altri mondi; la domanda risale almeno all'epoca grecoromana e alle giocose fantasie interplanetarie di Luciano di Samosata.

default_image

  • a
  • a
  • a

Inquesta avventura, il 9 marzo 2009 ha segnato una tappa decisiva con il lancio da Cape Canaveral del telescopio orbitale "Kepler", dedicato a Giovanni Keplero, scopritore delle leggi regolanti le orbite planetarie. Più di ogni altro strumento precedente (come la sonda "Corot"), "Kepler" è potenzialmente in grado di osservare pianeti extrasolari "abitabili". Finora invece è stato possibile dimostrare solo l'esistenza di pianeti inadatti alla vita. A meno di supporre forme di vita difficilmente immaginabili, per "pianeta abitabile" si considera innanzitutto un pianeta roccioso di tipo "terrestre" (non un gigante gassoso di tipo "gioviano"). L'orbita deve essere nella "fascia di abitabilità": alla distanza giusta dalla stella per ricevere il calore sufficiente a permettere la presenza di acqua liquida. Il pianeta deve essere abbastanza grande per trattenere un'atmosfera. Tutto ciò non garantisce che un pianeta ospiti la vita, ma lo rende possibile. "Kepler" sfrutterà l'effetto di occultamento della luce di una stella da parte di un pianeta che le passi davanti (il "metodo dei transiti"). Un fotometro di sufficiente sensibilità misura le lievi fluttuazioni della "curva di luce" stellare dovuta al transito del pianeta; da intensità e durata della diminuzione si risale alle caratteristiche principali del pianeta (dimensioni e distanza dalla stella). "Kepler" esplorerà per 4 anni la regione "Cygnus-Lyra" della Via Lattea, giudicata molto adatta. La regione osservata comprende alcuni milioni di stelle simili alla nostra. Il metodo permette di trovare pianeti con dimensione e distanza dalla stella simili a quelle della Terra, ma ha un limite: funziona bene se l'orbita del pianeta è su un piano quasi parallelo a quello del nostro sistema solare. In tal caso il pianeta, dal punto di vista di "Kepler", attraversa il disco della sua stella e la variazione di luminosità è visibile. Il telescopio quindi potrà scoprire solo una frazione dei sistemi solari effettivamente presenti nel campione osservato. Dato l'enorme numero di stelle del campione, questo non dovrebbe essere un problema. In ogni caso, i pianeti che casualmente orbitano su un piano con la "giusta" inclinazione non dovrebbero sfuggire al fotometro da circa 100 Megapixel della sonda. Una ragionevole fiducia sul fatto che sistemi planetari extrasolari siano comuni è diffusa nel mondo scientifico da molti anni. Ad esempio, si erano osservati intorno alle stelle appena nate un gran numero di dischi "protoplanetari", fatti di ghiaccio e polvere, e che evolveranno quasi tutti in sistemi planetari. Questi ed altri risultati inducono all'ottimismo. Membri del team scientifico di "Kepler" affermano che, alla luce delle attuali conoscenze teoriche, la sonda dovrebbe rivelare abbastanza agevolmente qualche decina di pianeti abitabili. Il metodo che ha portato fino ad oggi alla scoperta di alcune centinaia di pianeti, quello delle "lenti gravitazionali", non ha permesso né di rivelare pianeti abitabili né di ottenere una statistica attendibile dei sistemi solari, perché permette di rivelare solo pianeti molto peculiari. La relatività generale di Einstein mostra che la gravità generata da una massa "curva" lo spaziotempo. La traiettoria della luce di una stella è "deviata" passando vicino ad un pianeta; un osservatore percepisce un lieve aumento di luminosità. Il metodo però funziona bene per pianeti con massa molto grande e/o molto vicini alla stella. Sono stati scoperti molti mondi di tipo "gioviano" e alcuni pianeti rocciosi con massa poche volte maggiore della Terra, ma sempre troppo vicini alla stella e troppo caldi. Il futuro offre promettenti possibilità per trovare evidenza diretta di vita extraterrestre. Uno spettrometro abbastanza sensibile da separare la luce della stella da quella riflessa dal pianeta potrà individuare una atmosfera analoga alla nostra, nonché identificare materiali organici, come la clorofilla. Il passo finale sarebbe la scoperta di vita intelligente. Il progetto per rivelare segnali elettromagnetici (onde radio) generati da altre civiltà è iniziato alcune decine di anni fa (la serie dei vari progetti SETI), per ora senza successo. Concentrarsi sui segnali radio potrebbe essere stata una scelta limitante; altre civiltà potrebbero usarle per pochi anni prima di passare a sistemi migliori o non usarle mai. Non sappiamo ancora se pianeti come il nostro siano casi rari o comuni, ma le possibilità che "Kepler" possa trovare una nuova Terra sembrano abbastanza buone.

Dai blog