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Un cantante e un intellettuale nemico del conformismo

Giorgio Gaber

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Uomo di teatro e di spettacolo? Riduttivo. Un intellettuale? Forse era tutte queste cose insieme. E questa è la sua grandezza e anche la sua unicità perché non ce ne sono stati e non ci sono altri come lui. Anche il suo percorso artistico è tutto personale, una prima fase dove gioca sui piccoli comportamenti umani, sulle debolezze, poi una più politica e infine una che si potrebbe definire riflessiva, di analisi senza ricette da proporre. Piace pensarlo come a un uomo che cercava di leggere il nostro tempo con la determinazione di mettere in ridicolo tutte le nostre certezze.  Certo un uomo contro corrente mai supino al potere, sia politico sia culturale. Gaber era soprattutto un fustigatore, senza per questo diventare un bacchettone grazie alla sua ironia, del conformismo. Cioè all'assuefazione ai riti, alle idee che, attraverso i media, occupano la nostra mente fino a uccidere la nostra libertà individuale. Rendendoci tutti maschere di una commedia scritta da altri, incapaci di autonomia. Vittime delle «verità», a volte contrapposte assunte acriticamente. E la musica non sviliva il suo messaggio, lo esaltava. Ecco, tornando alla domanda iniziale, si potrebbe dire che era soprattutto un intellettuale, senza la presunzione dell'intellettuale, capace così di farsi capire da tutti. È giusto che sia fatto conoscere ai ragazzi, a quanti non lo scaricheranno da internet o non si passeranno i cd. La sua conoscenza per molti giovani potrebbe essere anche la scoperta di vedere la vita in un modo un po' diverso.

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