L'Ifigenia di Muti
Lorenzo Tozzi Dopo l'Opera «parlata» finalmente si torna all'opera cantata. E vi si torna con la sempre attesa bacchetta di Riccardo Muti al servizio della Iphigénie en Aulide (Parigi 1774) del Cavalier Gluck, responsabile di una profonda riforma del melodramma serio italiano settecentesco. Da martedì 17 l'opera gluckiana ispirata alla tragedia di Racine tornerà in scena per la regia del greco Yannis Kokkos che firma anche le scene e i costumi. Interpreti principali Krassimira Stoyanova (Ifigenia), Alexey Tikhomirov (Agamennone), Beatriz Diaz (Diana), Ekaterina Gubanova (Clitennestra) e Avi Klemberg (Achille). I movimenti mimico-coreografici sono di Marco Berriel. «Ifigenia in Aulide è un'opera centrale nel progetto dedicato alle opere dei momenti di passaggio, di cambiamento – racconta il direttore artistico Nicola Sani - È un'opera focale nel progetto di riforma gluckiano e la prima opera francese di Gluck, all'inizio di un percorso che porterà a Berlioz e Wagner, che è intervenuto nella riscrittura del finale dell'opera. Dopo sette anni Muti ritorna a Ifigenia, che aveva inaugurato la stagione della Scala agli Arcimboldi. L'allestimento scenografico è nuovo, ma ispirato a quella edizione ed è firmato dallo stesso regista. Qui però lo spazio scenico è diverso ed è stato necessario rielaborare il progetto originale. Il coro è qui protagonista, come poi accadrà nell'Ottocento: un mondo che si trasforma verso la modernità». Più dettagliati cenni alla messinscena offre, in assenza di Kokkos convalescente a Parigi, la collaboratrice alla regia Lorenza Cantini: «All'Arcimboldi avevamo creato degli spazi riflessi che davano l'idea di qualcosa che dal mare riportava alla terra. Ifigenia e Clitennestra arrivavano dalla terra per dissolversi nel mare. Qui a Roma gli spazi laterali e di fondo non ci sono. Kokkos ha quindi tolto l'idea di appartenenza alla terra e Ifigenia fa parte dell'atmosfera marittima. Diana per vendetta ha bloccato la flotta greca. Siamo così testimoni di uno scontro tra il potere religioso e quello politico. Agamennone ha commesso uno sbaglio ma non vuole cedere e il potere religioso vuole che quello politico si pieghi. Ifigenia affronta serenamente la situazione e la risolve: la sua vita deve essere messa al servizio di un popolo: dovrebbe sposare Achille e diventare principessa, ma sacrifica tutto e Diana la salva, non ritenendo necessario il suo sacrificio».