Un solo gesto, in sé rivoluzionario e tale da aprire una nuova epoca: puntare il cannocchiale verso il cielo.
Frale varie date individuabili per questa nascita spicca proprio quella del 30 novembre 1609 quando Galileo Galilei, l'uomo che ci ha portati più vicini alle stelle, punta per la prima volta un telescopio, da lui stesso costruito e capace di 20 ingrandimenti, verso un oggetto non terrestre, la Luna. Di lì a breve, nel 1610, Galileo si affretta a pubblicare «Il Sidereus nuncius», il rivoluzionario libretto con cui annuncia al mondo i risultati delle sue osservazioni astronomiche. E così si dissolvono improvvisamente le tenebre che circondavano la scienza dei moti dei corpi celesti. Si sgonfiano come palloncini le certezze allora dominanti: quella che il cielo fosse inalterabile e l'universo finito, limitato dalla sfera delle stelle fisse e la credenza che la Terra fosse collocata, immobile, al centro dell'universo. Per non parlare dell'idea che gli astri fossero fatti di sostanze incorruttibili. Sostenitore del sistema eliocentrico copernicano, Galileo scoprì tra l'altro i satelliti di Giove, i «mari» della Luna, le fasi di Venere, le macchie solari. Insomma, potremmo dire che con il grande pisano comincia tutta un'altra storia, da lui pagata a caro prezzo col processo per eresia concluso, dopo l'abiura delle proprie tesi, con il confino ad Arcetri. Ed ora, in occasione del quarto centenario delle prime scoperte celesti galileiane tanto decisive da far proclamare il 2009 come Anno internazionale dell'Astronomia, dal 13 marzo apre a Firenze, nelle sale di Palazzo Strozzi, la mostra «Galileo. Immagini dell'universo dall'antichità al telescopio», curata da Paolo Galluzzi, direttore dell'Istituto e Storia della Scienza. Fino al 30 agosto saranno esposti 250 capolavori provenienti dai maggiori musei del mondo: quadri e disegni, rari strumenti scientifici, atlanti celesti, reperti archeologici, inediti affreschi pompeiani, sculture, codici miniati, modelli cosmologici funzionanti e realizzati per l'occasione. Nel complesso è delineata in modi spettacolari e pur rigorosi la storia dei rapporti tra l'Uomo e le Stelle, fra ansia di conoscenza e superstizione, fra spirito d'avventura e recondite paure. Fra le opere più preziose spicca il marmoreo «Atlante Farnese» (II secolo d.C.) proveniente dal Museo Archeologico nazionale di Napoli: è la più antica e completa raffigurazione del cielo, rappresentato nel grande globo che Atlante quasi inginocchiato sostiene a fatica. In quella sfera piena di segni sono infatti raffigurati i principali circoli e le personificazioni delle costellazioni. Straordinario e spettacolare è pure il monumentale arazzo astronomico della cattedrale di Toledo, lì documentato fin dal 1501, con quella mirabile coppia di angeli che mette in moto la sfera celeste trasformata in astrolabio. Eccezionale anche il misterioso dipinto di Jan Brueghel il Vecchio intitolato «Linder Gallery Interior» ed esposto per la prima volta. Né vanno dimenticati i capolavori di Botticelli, Rubens, Guercino e Durer pieni di riferimenti astronomici. Inoltre viene presentato uno dei due soli cannocchiali di Galileo esistenti: fabbricato con una singolare tecnica costruttiva, lo strumento è realizzato con un'ossatura in listelli di legno rivestita di pelle marrone e rossa poi impreziosita da ricche decorazioni a foglia d'oro impresse su tutto il tubo e sui due bariletti per le lenti. Lo mostra si distende attraverso numerose sezioni. La prima risale alle più remote origini dell'astronomia, con le visioni mistiche e liriche dell'antico Egitto e della Mesopotamia, fino al cosmo biblico. Si passa poi alle cosmogonie greche caratterizzate dalle sfere omocentriche di Eudosso e dalle teorie di Platone ed Aristotele. Quindi è la volta della Grecia ellenistica e dell'idea del cosmo geometrico di Tolomeo, con le sue architetture planetarie. Si prosegue con le sezioni sull'Islam, la cristianizzazione del cosmo, la rinascita dell'astronomia grazie alle tesi eliocentriche di Copernico e a Tycho Brahe. Quindi il protagonista assoluto diventa Galileo con il suo sguardo indagatore volto al cielo. Infine, ecco l'ideale passaggio di testimone fra Galileo e Newton, che nasce nel 1642, l'anno in cui muore il genio pisano. Questo viaggio verso le stelle viste dagli uomini è arricchito da filmati, da applicazioni multimediali e da un apparato divulgativo che tra l'altro ci fa comprendere pienamente laprogressiva definizione del volto della Luna avvenuta nell'arco di pochi decenni, a partire dai primi disegni realizzati dallo scienziato toscano grazie al telescopio.