Con gli esecutivi Berlusconi, invece, i finanziamenti sono dirottati soltanto ai "compagni", e mai più agli amici, se per amico s'intende uno di centrodestra.
Quellavoro fu stimato e premiato come il migliore in assoluto, ma non essendo l'autore un "compagno" ben ammanicato, il ministero non scucì un euro e quel film di indubitabile spessore estetico-culturale non ebbe mai il via. Bellani si rese amaramente conto che, senza una tessera rossa o rosso-verde in tasca e neppure uno straccio di pregressa lotta armata, la sua professionalità non sarebbe mai stata presa in giusta considerazione. Così vanno le cose nei dicasteri, dove i dirigenti rimangono in eterno al loro posto, a fare il bello e il cattivo tempo di sempre. Oggi, ad esempio, viene finanziato dai kultur-burosauri un film tratto da "Miccia corta", amarcord redatto dal terrorista Sergio Segio, fondatore di "Senza Tregua" e, poi, di "Prima Linea". Nel suo curriculum spiccano, tra gli altri capolavori, gli omicidi del giudice Emilio Alessandrini, del vicebrigadiere degli agenti di custodia Francesco Rucci, dello sfortunato passante Angelo Furlan. È vero che Segio ha scontato 22 anni, ma gli è andata bene, visto che era stato condannato all'ergastolo. Da quando è fuori, inoltre, gode di un profluvio di gratificazioni. I libri non glieli stampa l'editore "Pizza e fichi", bensì la Rizzoli; è di casa dentro la Cgil e nel gruppo Abele di don Ciotti, l'ideologo di riferimento del dottor Giancarlo Caselli. Nel 2003, a lui che uccise a sangue freddo il giudice Alessandrini, non si sono vergognati - ossimoro di sangue - di conferire il premio internazionale "Rosario Livatino", il magistrato ammazzato dalla Stidda agrigentina, il 21 settembre 1990. Si badi, io e Pantalone non ce la prendiamo con Segio, il quale ha tutto il diritto di godersi la vita da uomo libero e creativo. Sempre meglio che digiti, piuttosto che uccida. Ce l'abbiamo, invece, col Soccorso Rosso istituzionalizzato in via del Collegio Romano 27 e con quanti dilapidano i denari del contribuente. Giancarlo Lehner