"Più scuro di mezzanotte" E Rosa si riprese la sua vita
"Infatti, me lo diceva sempre mio padre ed era come fermare le paure», afferma Salvo Sottile, giornalista partito da Palermo oggi caporedattore della cronaca al Tg5, autore di «Più scuro di mezzanotte" (Sperling&Kupfer, pag.352). Il suo è un romanzo corale di sangue, amore e morte, con un ritmo quasi cinematografico e un crescendo di suspense. È la storia di Rosa Martinez, esistenza sprecata per l'abbraccio mortale con un boss mafioso pronto a tutto pur di conquistare il potere. Bella e coraggiosa, stanca di subire ingiustizie e di piegarsi di fronte alla legge della violenza e dell'ingiustizia, Rosa decide di riappropriarsi della sua vita e la sua vicenda si lega con quella dell'inflessibile e tenace giudice Elvira Salemi che, tra dubbi e contraddizioni, è decisa a non mollare l'inchiesta sui mafiosi... Sottile, dopo "Maqeda", che sta per diventare un film, ancora una storia di mafia. "Sì, scandaglio un mondo mafioso allo sbando, dove i Corleonesi non comandano più, decimati dagli arresti dei vari Riina e Provenzano, e sostituiti da quelli che avevano cacciato e che sono rientrati dall'America... Rispetto Maqeda questo è un libro più intenso, più vissuto, ho impiegato un anno e mezzo a scriverlo, ed è venuto fuori un romanzo con un mistero da risolvere, un giallo a cui la mafia fa da cornice". Ma è anche una dannazione? "Certo è una dannazione per tutti, non solo per i criminali". Storia di mafiosi che però nulla concede agli stereotipi del genere e alla retorica: è lo spirito del cronista o l'amore per la sua terra? "Pensavo di non occuparmene più per non fossilizzarmi su un argomento, però viene sempre la voglia di raccontare fatti e luoghi in cui mi sono formato, la mia Palermo..." E le protagoniste sono donne... "Due donne. Una è Rosa, la moglie scomparsa di un boss, l'altra è Elvira, il magistrato che vuole trovarla ad ogni costo, che l'avverte, la percepisce vicina, quasi ne sente il profumo, ma non ha le prove della sua esistenza e per colpa di questa ricerca rischia di far vacillare la stessa ragione. Insomma due donne che diventano una ossessione dell'altra, con grandi colpi di scena, sorprese..." Lei analizza l'universo femminile, la difficoltà di accettare e sopportare, e lo fa con la mente di una donna: come siamo? "Complicate! Avevo in mente una storia con le donne e volevo calarmi nella loro testa: le protagoniste vengono da due realtà opposte, non si conoscono eppure un filo unisce i loro pensieri, le loro inquietudini, le loro fragilità... Però trionfa il loro acume sottile, le enormi capacità, sempre profonde, intelligenti, capaci di beffare i loro carnefici..." E il cuore? "Grande cuore. E poi sudore e sangue, le donne ragionano di pancia e il mio messaggio è "mai fidarsi delle apparenze". Esiste una «donna d'onore» che ha ispirato il personaggio di Rosa? "No, negli anni in cui ero in Sicilia ho avuto a che fare con tante donne, anche di mafia, e ho sempre osservato il loro distacco e la loro forza negli eventi, ma le donne siciliane mostrano una facciata oltre la quale non si riesce a guardare, quasi ci sia una barriera, solo loro conoscono sé stesse". C'è un messaggio di speranza nel suo libro? "Assolutamente sì, e naturalmente sono le donne a lanciarlo perché diventano fulcro e architrave di un processo di cambiamento a dispetto di chi fa conti e conticini per ottenere il potere. Sono loro ad avere strumenti e metodi più efficaci, loro detengono un potere invisibile". Forse perché le donne hanno, sempre, la consapevolezza che "Più scuro di mezzanotte non si può fare".