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«Sono antipatica... solo a chi non mi conosce»

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Ho studiato tantissimo. Sono stata alunna di un grande maestro come Giorgio Strehler. Cercavo qualcosa che mi portasse in un mondo diverso da quello del Conservatorio dove ero stata fin da bambina per scelta dei miei genitori. Riuscii a superare la selezione che prevedeva un monologo e entrai in questa scuola di recitazione. È cominciato da allora un nuovo capitolo della mia vita». Da piccola molto introversa? «Sì, penso che ognuno di noi abbia un proprio carattere già scritto dalla nascita. Da piccola volevo diventare grande ma avevo anche paura di crescere. Il Conservatorio in tal senso mi ha aiutato molto». E la recitazione? «La recitazione è il percorso fondamentale della mia vita». Il suo debutto? «A 18 anni vado a vivere con delle amiche e successivamente da sola. Il mio debutto in "Arlecchino servitore di due padroni" proprio diretto da Giorgio Strehler». La sua vita tra la musica e la recitazione? «Un intreccio che ancora oggi continua: musica-recitazione. Mi piace la mia voce. Inizialmente ho avuto l'impressione di stare con il piede in due staffe; a volte attrice, a volte cantante. L'incontro con Carmelo Bene mi ha fatto fare il giro di boa. Grazie a lui sono riuscita a far confluire le mi esperienze musicali verso la ricerca sulla vocalità». A teatro è nato anche l'amore? «Sì, con Fabrizio Gifoni eravamo amanti in scena. Siamo diventati marito e moglie. Il nostro lavoro è espressione della nostra vita, della nostra passione. Due bambine: Valeria e Maria». Un'immagine un po' fredda la sua, apparenza? «Per chi non mi conosce posso sembrare antipatica. Non è così. Ho origini anche napoletane e non è poco per la simpatia».

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