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Settis sbatte la porta al suo posto Carandini

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I malumori di Settis si trascinano da anni. Critica la sua posizione sulla temuta «privatizzazione» del Belpaese (si ricordi la denuncia nel libro «Italia Spa»). Ma al Collegio Romano Bondi lo aveva riconfermato nel ruolo datogli nel 2006 da Rutelli. Negli ultimi mesi gli strali del direttore della Normale di Pisa si erano indirizzati contro i tagli, la scelta di Mario Resca come supermanager al Collegio Romano, i «commissariamenti» di Pompei e dei fori (gli stessi, rilevava Bondi su «Il Tempo» chiesti da sovrintendenti). Subito dopo le dimissioni di Settis il vicepresidente Tullio Gregory ha rinviato il consiglio sine die. E s'annunciano altri polemici forfait. Non se la prende più di tanto Carandini, dal 1992 è ordinario di Archeologia alla «Sapienza di Roma: «Sono in ballo e ballerò. Se certi consiglieri seguivano una certa linea di politica culturale è comprensibile. Io seguo la mia. E ho una visione meno pessimistica, fermo restando il codice dei Beni culturali. Il taglio delle risorse, poi, è stato fatto per tutti i ministeri». (Li. Lom.)

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