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Nicola Barbatelli guarda il quadro sul cavalletto. È lui a ...

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Come è stata ritrovata questa tavola? «Era a Salerno, in una abitazione privata di una famiglia che vanta origini patrizie. Il proprietario non sapeva fosse Leonardo da Vinci, ma credeva si trattasse di Galileo Galilei. Era un dipinto scuro di fuliggine lasciata dal tempo e dall'incuria. Il volto si intuiva, niente più». E perché credete provenisse da Acerenza, in provincia di Potenza? «Perché le nostre ricerche ci hanno condotto lì, dove abbiamo notizia della permanenza della famiglia toscana dei Segni, con cui Leonardo aveva rapporti di amicizia tanto da regalare loro alcuni dipinti. Lo dice il Vasari nei suoi scritti». Da qui a ritenere che si tratti di Leonardo però ne passa.. «Ci siamo accorti che questo dipinto è quasi identico a quello custodito agli Uffizi che per secoli è stato creduto un autoritratto del Genio. Furono fatte analisi nel 1939 e si scoprì che quello degli Uffizi era stato dipinto molto dopo la morte di Leonardo. Le nostre analisi dicono che quello appena ritrovato può essere della stessa epoca». Di che analisi parla? «Riflettologia, radiografia, lampada di Wood e carbonio 14. La riflettologia ha evidenziato che non esiste un disegno preparatorio sotto al volto di Leonardo. Significa che chi ha eseguito il dipinto lo ha fatto a mano libera, di getto, con grande abilità. Dalla radiografia emerge che sulla tavola non furono dipinte altre opere. C'è solo il volto di Leonardo. La lampada di Wood invece ha fatto scoprire che la piuma bianca sul cappello è stata realizzata qualche tempo dopo. Stiamo ancora aspettando i risultati del carbonio 14 che ci dirà con esattezza l'età del dipinto». Cosa le fa pensare che sia addirittura un autoritratto di Leonardo da Vinci? «Ho detto che la tavola era del tutto annerita. Nel pulirla una sorpresa è venuta anche dal retro quando abbiamo notato la scritta "PINXIT MEA" (dipinto con la mia mano), scritta da destra verso sinistra, al contrario, e con caratteri presenti nel Codice Atlantico. Solo Leonardo, che era mancino, scriveva così. Inoltre il dipinto si trova su una tavola assemblata con un sistema molto antico: ci sono tre legni verticali che si intersecano con le due tavole orizzontali il tutto tenuto insieme da due semplici cunei di legno a clessidra. Qualunque cosa sia è impressionante».Mar. Giu.

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