Secondo le previsioni (o le indiscrezioni?) ha vinto «The ...

..Bollywood, il cinema americano ha stretto un'alleanza solida - produttiva e artistica - con il cinema indiano e il risultato ha soddisfatto tutti. Per il tema, intanto, la vittoria dei più deboli, per le citazioni in musica, senza cedere ai vezzi del film musicale, per la rivalutazione estetica di certi modi del cinema indiano di oggi, quel finale stupendo in cui, per merito di un regista come Boyle, la coralità diventa balletto, i movimenti di massa si sublimano in coreografia. Previsto anche (e preannunciato) l'Oscar alla memoria di Heath Ledger, prematuramente scomparso dopo la sua grande interpretazione ne «Il Cavaliere Oscuro», e preannunciati anche se non da tutti previsti, gli Oscar come migliore attrice a Kate Winslet per «The Reader» e quello per il miglior attore a Sean Penn per «Milk». La prima, nazista non pentita e custode bieca in un Lager, delle qualità indubbie le aveva rivelate (oltre al coraggio di affrontare una parte simile), il secondo, dal punto di vista strettamente critico non posso dire che mi sia sembrato migliore di Frank Langella in «Frost/Nixon», di Mickey Rourke in «The Wrestler», non ancora uscito da noi, ma visto la scorsa estate alla Mostra di Venezia, e dello stesso Brad Pitt ne «Il curioso caso di Benjamin Button», ma i 6000 votanti di Hollywood, è noto, è difficile che giudichino sempre da un punto di vista critico, con tutto quello che hanno intorno. Però concordo pienamente con loro quando, continuando a dimenticarsi di Woody Allen, premiano almeno come migliore attrice non protagonista la sua brava e intensissima Penelope Cruz per «Vicky Cristina Barcelona», una interpretazione in cui la commedia era sempre frutto evidente e meritorio di un cesello. Concordo anche, un po' come parte in causa, per l'Oscar al miglior documentario a «Man on Wire», uno degli eventi, a ottobre, del nostro Festival del Film di Roma, e pur rammaricato di non aver trovato nessun nome italiano fra i candidati ai premi e adesso perciò fra i premiati, segnalo, con soddisfazione, il nome di Andrea Occhipinti, titolare della Lucky Red, che, come spesso gli succede, ha avuto il fiuto e l'intelligenza di distribuire nelle nostre sale proprio «The Millionarie». Quegli otto Oscar, perciò, grazie a lui, un po' sono anche italiani.