Quando la storia bizantina diventa una favola
Un uomo Giuliano, un monaco, fa un viaggio a ritroso nella sua breve ma intensa vita. È il figlio dell'imperatore di Bisanzio, è stato messo dal padre a capo dell'esercito. Ha combattuto, ucciso, chiuso gli occhi a tanti suoi soldati caduti. Ha avuto un grande amore Eucheria, perduta per sempre, che gli ha dato un figlio e che lui non ha mai visto. Durante la repressione contro le sette di eretici, disubbidisce agli ordini del padre e finisce in galera dove subisce le torture più efferate (anche perché il carnefice è proprio il suo genitore). Così comincia «L'abitudine al sangue» di Giorgia Lepore (Fazi editore, pag. 295) da oggi in libreria. Una trama avvincente, un racconto intenso e affascinante, giocato sulle introspezioni psicologiche di personaggi mai banali e insolitamente ambientato nell'alto medioevo (cosa ancora più stupefacente, nell'impero d'Oriente). Giorgia Lepore è una studiosa di Storia Bizantina, archeologa, specializzata negli scavi delle chiese e romitori rupestri della sua Puglia (vive a Martina Franca e lavora all'Università di Bari). Un romanzo storico sui generis: quasi assenti i riferimenti topografici, niente date, solo nomi di battesimo... «Il romanzo nasce da tutte le mie conoscenze storiche che si sono sommate nel corso degli anni. Il protagonista, ad esempio, è un'astrazione, la somma di caratteristiche di alcuni personaggi realmente vissuti. Poi ci sono dei riferimenti storici precisi come la lotta contro l'eresia dei Pauliziani tra il VII e l'IX secolo e la distruzione di un intero popolo vissuto nella zona dell'Armenia. per quanto riguarda Giuliano e il fratello Costantino mi sono ispirata a Basilio II e Costantino vissuti nel X secolo. Tanti pezzi di un puzzle virtuale. Volutamente vago perché vuole essere un passaggio dalla storia alla favola. È lo stesso meccanismo attraverso il quale nascono le leggende. Sono storie che io, da sempre, vagheggio e sulle quali ho costruito innumerevoli fantasie. Ne ho fissate alcune nel libro. Ma ne avrei tantissime altre». Il rapporto conflittuale tra Giuliano e il padre? Erano così crudeli questi imperatori? «Le cronache bizantine abbondano di personaggi crudeli. Ad esempio nel IX secolo l'imperatrice Irene che fece uccidere il figlio. Lo stesso Giustiniano, considerato un sovranno illuminato, fu invece spietato e fece ammazzare tanti parenti». C'è poi la vita monastica.. E un accenno a un innamoramento omosessuale fra monaci. . «È solo un amore platonico! In questo caso mi sono ispirata alle Cronache di vita spirituale, alla regola di San Basilio, ai monasteri visti alle Meteore, alla civiltà rupestre dell'Italia meridionale».