Bonolis vince ma nel 2010 Festival al risparmio
{{IMG_SX}}Resta solo da stabilire con quali armi combattere. Colubrine, spingarde, moschetti. Perché la guerra tra le truppe papaline e Bonolis è ormai totale. E potreste chiedervi perché, soprattutto a fronte di ascolti siderali confermati anche nella seconda serata (quasi 12 milioni e mezzo di telespettatori, con uno share del 41,6). Ieri da Oltretevere è partita la seconda offensiva, per mano della Sir, l'agenzia stampa della Conferenza Episcopale: «È un Festival che vuole essere specchio della società italiana ma che, paradossalmente, è destinato a dare di essa la sua immagine più stereotipata e banale, quella falsa, confezionata ogni giorno dalla televisione». Una palla di cannone, un buco nella fortezza dell'Ariston. Al Sor Paolino non restava che replicare, prima solo alludendo, poi respingendo diretto: «Ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero a favore della vita o della canzone. L'importante è che si rispetti la decisione degli altri». Siamo a un passo dalla Seconda Guerra Sanremese. La prima la dichiarò Baudo due anni fa: forte del consenso popolare al suo Festival n.12, scelse la trincea di Domenica In per attaccare il Palazzo. Bonolis si è arrampicato sul Gianicolo, e guarda in tralice le mura dello Stato della Chiesa. Il sospetto. Le anime candide fanno due più due: se la tua casa regge, perché qualcuno vuole demolirtela? Da sei decenni, le buone canzoni a Sanremo sono più rare dei quadrifogli. Ma la posta in gioco è altissima, e Bonolis può contare solo sull'appoggio formale di Del Noce, che anche ieri gli ha lanciato i petali degli elogi, ma che nel 2010 il Festival se lo vedrà in poltrona, e non a Viale Mazzini. L'assalto è mirato al conduttore/direttore artistico, verosimilmente per piazzare al suo posto una figura gradita, forse uno showman "interno", che non pretenda di lavorare a colpi di progetti milionari, non faccia esternazioni scomode, non si impanchi a tribuno al primo pieno di voti. Come sia, è tempo di far crescere le eterne promesse di Raiuno, gli abbronzati a vita, i giovialoni da sabato sera estivo. Anche perché fino a lunedì Paolino aveva giocato d'anticipo, ripetendo anche al portiere d'albergo che due volte di seguito, il Festival ti ammazza. E allora... La verità. ...allora abbiamo provato a chiederglielo coram populo, in diretta tv. Se la sentiva, Bonolis, di escludere categoricamente una sua conduzione o la direzione artistica nel 2010? Risposta, live su Raiuno: «È una decisione ancora da prendere, vorrei godermi questa situazione. Credo che il Festival abbia bisogno di un racconto e di personalità diverse da quella precedente: giocoforza mi dovrei tirare fuori. Non mi permetto di tracciare un identikit di chi calcherà questo palcoscenico. Per il momento penso che sia l'ultimo Festival, ma nella vita c'è sempre tempo di cambiare idea. Credo sia giusto dopo un'edizione lasciare a un altro collega che avrà nel suo dna tutti i fili del dna necessari per svolgere questo compito». Traduzione: sì, no, non so, ma non mi sbatto la porta in faccia da solo. Sto qui e tiro le mie mazzate. Scommettiamo che. La dichiarazione del Sor Paolino valicava i confini patrii: i bookmakers di Unibet.com alzavano la posta sull'identità del pilota di Sanremo n.60. Bonolis passa dalla quota 10 iniziale al 15, Baudo (evocato dallo showman romano durante il lungo intermezzo con Kevin Spacey) scende da 3,50 a 3. A 5 ecco la Carrà e Fiorello, a 7 Carlo Conti, mentre Fazio è a 12,50. A 15 anche Maria De Filippi e Simona Ventura: queste due le uniche davvero in grado di reggere il confronto con il mattatore romano. Donne con le bolas. Uome. Sms e tarocchi. Non è Festival senza grane sul televoto: il Codacons ne chiede la sospensione, molti nella sala stampa dell'Ariston disintegrano i cellulari senza riuscire a esprimere il suffragio. Funziona o no? Certo, la tecnologia è mezza democrazia, ma sempre meglio delle vecchie care schedine Totip. Kiss. Sarà la primavera, ma non si può fare a meno dell'eros trionfante. Bonolis spera di baciare la Pession, e impatta con l'amico Luca. Che "era", etc. etc. Grillini, a casa, frigge. Senti che musica. Avevate dubbi che in una serata simile i cosiddetti big avrebbero fatto la figura dei nani da giardino o dei vasi di coccio in mezzo a quelli di ferro? La combinazione Proposte-Padrini è spesso micidiale: qualcuno dei campioni si aggirava al porto, guardando l'acqua scura, con la dannata voglia di fare un tuffo giù mentre in teatro trionfavano Euterpe e Polinnia, le muse del pentagramma. A partire dal folletto Allevi al piano e (alla faccia de chi je vò male), passando per il solito crooner misirizzi di Laurenti, e perfino il magnifico istrione Spacey, che canta Sinatra (e poi omaggia Lennon e l'onnipresente Obama) con lo stesso talento di quando squaglia l'obiettivo recitando. L'unico stonato è Narciso Del Noce, chiamato al karaoke da Dalla: praticamente barriva. Mix d'autore. Poco da dire, moltissimo da ascoltare: il rischio che i mentori oscurassero i discepoli è stato (quasi) scongiurato: incantava Karima con l'immenso Bacharach, Perbellini sembrava il clone evoluto di Cocciante, Irene faceva scatenare papà Zucchero (con quei bucanieri di Vandelli e Battaglia) poi tornava corista (tutto regolare) in mezzo alla superband. Pino Daniele accompagnava discreto Silvia Aprile (peccato il trito elogio fuori tempo storico per Bassolino e Bertolaso); gran classe per la bizzarra bamboletta swing Arisa vicino al monumento Luttazzi, mentre Simona Molinari non sfigurava accanto alla sciura Ornella. Dalla ripagava l'antico debito con la sua Iskra, e Vecchioni dava una mano professorale a Chiara Canzian (con annessa citazione del Berlusca). Sontuosa Malika Ayane (anche ne l "Cielo in una stanza") con l'indolente Paoli, un mezzo fiasco il sodalizio Ranieri-Gilbo. Ognuno ci metteva del suo, cioè del meglio di quanto la musica italiana (e non solo) avesse prodotto in decenni. Poco prima dell'alba, il risultato del girone di riparazione: tornano in gara Al Bano e Sal Da Vinci. Ecco i due big ripescati: dal porto, ululavano i maligni.