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Addio Oreste, inventore del cabaret

Oreste Lionello con Valeria Marini

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Era così. Imprevedibile, bruciante eppure sempre distinto, signorile e garbato nei modi.  Oreste Lionello esce di scena ad ottantuno anni, ricordato con affetto da tutti, anche da quelli che prendeva in giro. Si è spento ieri nella sua Roma, quella nella quale ha recitato per una vita, sul palcoscenico, nel cabaret, del quale era il re e anche un po' l'inventore. Italianissimo, eppure era nato a Rodi, in Grecia, il 18 aprile 1927. Era laureato, in Giurisprudenza, e aveva anche a lungo frequentato la facoltà di Medicina. «Io sono un uomo del Dopoguerra, allora c'era tanto spazio, tante occasioni per lavorare» amava dire, ripensando a quell'avvio rapido di una carriera che non ha mai conosciuto una battuta d'arresto. Dal 1965 in poi inventa un «doppio passo» che manterrà tutta la vita: la sera spettacoli con il pubblico, il giorno davanti alle telecamere a via Teulada. È un modo per farsi vedere e farsi conoscere e conquistare sempre nuovi spettatori. Alla Rai delle origini è un comprimario di lusso in sceneggiati che hanno fatto storia: «Le avventure di Laura Storm», con Lauretta Masiero, «Le inchieste del commissario Maigret», con l'indimenticabile Gino Cervi, «I racconti di Padre Brown», con il grande Renato Rascel. E intanto nasce il Bagaglino, nei primi anni '70. Il suo umorismo surreale, basato su allusioni e doppi sensi, diventa uno marchio di fabbrica. Negli anni Settanta si concede anche una «vacanza» dal Bagaglino, con «Il giardino dei supplizi» un altro locale romano, a un passo dal Pantheon, che furoreggiava in quel periodo di cantine e locali dove si riscopriva il piacere di ridere dal vivo invece che al cinema o davanti alla tv. Lionello con impegno, pazienza e con la sua eccezionale ironia diventa il «deus ex machina» del Bagaglino con gli autori Castellacci e Pingitore e i colleghi Leo Gullotta e Pippo Franco: un successo che, nello stile «lionelliano» si amplifica in tv spettacolo dopo spettacolo, fino a «Miconsenta» (2003) e oltre. Vittime, ma mai scontente, dei suoi spettacoli sono state tutte le figure politiche del prima e dopo Tangentopoli. Il «gruppone» dei comici che capitanava con tanta fiducia nelle capacità di tutti è stato accusato di usare una satira «spuntata». Ma alla fine ad applaudirlo è andato tutto l'arco costituzionale. E in platea finivano a ridere, magari a denti stretti, quelli che lo avevano bacchettato. E sì, questo è un Paese dove, se uno è troppo buono, rischia anche qualche critica. «Era un bambino vestito da grande», ha detto di lui il grande amico Leo Gullotta. Per l'estremo saluto ad Oreste Lionello sarà aperta per la giornata di oggi la camera ardente in Campidoglio. I funerali domani, alle 13, presso la Basilica di Santa Maria dell'Ara Coeli.

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