Addio a Palumbo, eroe di El Alamein
{{IMG_SX}} Paracadutista nell'anima, è stato comandante della Scuola militare di paracadutismo e al ritorno dalla guerra ufficiale dei Granatieri della piazza di Roma e pluridecorato. La sua vita è costellata di atti di eroismo, e sì la parola sfugge. Del resto come descrivere le sue imprese durante la Campagna d'Africa. Conquistò il forte Harrington ammainando lui stesso la bandiera inglese. Un'impresa leggendaria compiuta con un assalto alla garibaldina salendo la collina lanciando bombe a mano. Figlio di un ufficiale di Cavalleria, Palumbo era militare nell'animo. Fu tra gli strenui combattenti di El Alamein e ora nel suo testamento ha lasciato scritto di voler essere cremato e che le sue ceneri sparse su quelle sabbie dove tanti commilitoni persero la vita. Dopo El Alamein riuscì con un pugno di uomini a sfuggire alla cattura e raggiungere l'Amba Alagi dove il Duca d'Aosta ancora combatteva. Alla fine però, nella piana di Sorfella, accerchiato dovette arrendersi. Ma fu questione di giorni. Poi tentò la fuga. Palumbo fu protagonista di ben 13 evasioni. Appena libero con gli uomini che lo avevano seguito organizzò operazioni di guerriglia dietro le linee nemiche. Fatto che gli meritò una delle medaglia al valore. Ancora una cattura e altre evasioni. Una persino a nuoto nell'Oceano Indiano. Alla fine il paracadutista Giuseppe Palumbo riuscì a evadere dal campo di prigionia in Kenya e raggiungere l'Italia. Ma coraggio e spirito cavalleresco non si spensero con gli echi della guerra. Negli anni '70 prese a sberle un giornalista di «Paese Sera» che in un articolo aveva insinuato che i paracadutisti prendevano eccitanti per fare i lanci. «Ottenni una vastissima solidarietà», ricordava poi il generale. L'allora ministro della Difesa Giulio Andreotti commentò con la sua solita ironia «Libero schiaffo in libero stato». E nei palazzi ministeriali iniziò a girare la battuta: «Ti do un Palumbo» per indicare uno schiaffo violento. Clamorosa fu la restituzione della medaglia al presidente Pertini quando questi conferì il medesimo riconoscimento a Bentivegna uno degli autori della strage di via Rasella. «Non si presentò alle autorità tedesche e provocò la strage delle Fosse Ardeatine», disse Palumbo. Tra una polemica e l'altra Palumbo si cimentò nei lanci acrobatici e divenne campione mondiale di paracadutismo. Il giorno del congedo, nel 1973, si lanciò con la pattuglia acrobatica su piazza San Marco a Venezia. Si dedicò per anni all'allevamento di animali feroci in una tenuta in Sardegna. Anche in questo campo lasciò il segno. Il suo cucciolo più famoso fu un cocker, Has Fidanken protagonista con Claudio D'Angelo ed Ezio Greggio di «Drive in», trasmissione cult degli anni '80. Domani alle 10,30 a San Maria degli Angeli a Roma si svolgeranno i funerali di questo «combattente» dal baffo sorridente.