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Dagli anni '70 con simpatia

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Le canzoni oltre ad indicare lo svolgersi dell'azione, la commentavano dalla parte di lui con quella funzione definita al cinema della voce narrante. E adesso ecco il film con Baglioni e il suo collaboratore Ivan Cotroneo che firmano il soggetto e la sceneggiatura, (ovviamente, perché la vicenda nasce dai loro testi e dalle canzoni) e con un regista molto noto in televisione Riccardo Donna, che si è assunto l'incarico di portarli sullo schermo. Così, come se si partisse da un romanzo, si segue lo svolgimento del "piccolo grande amore" fra Andrea e Giulia dal primo incontro a Piazza del Popolo durante una manifestazione studentesca (la canzone, appunto, è "Piazza del Popolo"), passando però presto dai momenti teneri agli equivoci che li funestano, l'ultimo, sulle note della canzone "Porta Portese", proprio in quel mercatino con la falsa idea che vi si fa Andrea di un tradimento di Giulia mentre lui sta facendo il servizio militare. Forse questi equivoci che incrinano via l'amore dei due sono numericamente eccessivi (se ne contano addirittura tre), ma il film, nel suo insieme non fatica a meritarsi simpatia: per la sua gentilezza, il suo garbo, la finezza delle notazioni amorose e, non certo da ultimo, per quella cornice romana anni Settanta - la gente, le famiglie, gli amici e le amiche a scuola - che Baglioni, nelle sue canzoni, aveva rievocato con precisione e che la regia di Riccardo Donna rappresenta poi con sensibilità e con calore. Altro merito, proprio le canzoni. Si ascoltano nella colonna sonora ed è Baglioni che, cantando, commenta implicitamente non solo la storia ma l'animo, i pensieri, le reazioni dei personaggi che a suo tempo si era inventato. Senz'altro una novità. Che potrebbe fare scuola. I protagonisti, Mary Patruolo e Emanuele Bosi, come il regista vengono dalla televisione. Ma sono plausibili anche sul grande schermo.

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