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«Roma ritorna Capitale della risata»

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Lo afferma Renzo Arbore. Che a proposito ha molto da dire. Roma caput mundi nel settore della risata? «Con la perdita di grandi artisti come Sordi, Manfredi, Panelli, Gassman, Bice Valori, la Capitale aveva segnato un po' il passo. Si era perso il gusto dell'umorismo schietto, mai sopra le righe, capace di fare ironia perbene. Fortunatamente oggi a personaggi come Gigi Proietti ed Enrico Montesano, se ne stanno aggiungendo altri». Lei è stato avvistato a Roma alla prima dello spettacolo di Enrico Brignano, comico made in Roma. Che ne pensa? «Mi sono divertito molto, Brignano rappresenta un concentrato di intelligente satira di costume, mai volgare, mai banale, senza battute risapute e ha una grande simpatia personale. Lui, senza fare personaggi, è diventato un personaggio: ammicca, si muove, racconta con il virtuosismo dei big del passato, penso ad esempio, a Sordi. È autentico come il grande Albertone e sa giocare con le parole». Brignano, dunque, simbolo della rinascita umoristica sotto il Cupolone? «Simbolo di un umorismo esportabile. Lo dimostra il successo personale conquistato a Milano con il suo spettacolo. È il romano de Roma, insomma. Ma è tutti noi alle prese con i problemi della vita reale». Eppure la comicità sembra inflazionata… «Molti comici oggi razzolano in una "comicità contro": si prende di mira qualcuno, anche se amabilmente, si fa del gossip solo per avere l'attenzione dei mass media. Quando quel personaggio o quel filone non sono più di moda, la comicità è diventata vecchia. Su tale modello si muove anche il cabaret. Io sono per l'umorismo "a favore" che non infierisce e va controtendenza». Comicità ed umorismo devono dunque essere replicabili? «Devono essere duraturi nel tempo. È il segreto della longevità dei film di Totò, Aldo Fabrizi, ad esempio». C'è differenza tra l'umorismo in tv ed a teatro? «Alcuni artisti si esprimono differentemente sul piccolo schermo e sul palcoscenico. Il teatro, però, riserva delle piacevolissime sorprese. Aldo Giovanni e Giacomo sono di una forza incredibile, come lo sono Ficarra e Picone quando raccontano la loro Sicilia». Che ne pensa di Zelig? «Ci sono ottimi professionisti guidati con stile da Gino e Michele e supportati da due bravi conduttori come Bisio e la Incontrada». A marzo lei torna al Sistina con la sua Orchestra italiana. Ci sarà dell'umorismo anche nel suo spettacolo? «Raccontiamo anche storie e storielle, su tutti noi con quel pizzico di ironia che piace prima a noi e poi al pubblico».

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