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Gioielli Savoia fuori dal caveau

Vittorio Emanuele di Savoia

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{{IMG_SX}}La sua vita è caratterizzata da destino avverso: la famiglia reale via all'Italia, il suo esilio forzato, le diatribe sui "fatti di Cavallo", la sua presunta partecipazione alla P2, i cugini Aosta che hanno insinuato che lui non fosse il figlio di Umberto ma di un qualche Aosta, o del Piccolomini, uno degli attendenti di Umberto II. Lo storico Aldo Mola, in un recente libro, ha pubblicato una lettera, che sembra apocrifa (c'è una causa in merito) su un presunto atto di Umberto II che sollevava Vittorio Emanuele della linea ereditaria reale, visto che sposava una non nobile, Marina Doria. Attualmente la striscia di grane continua: dopo l'arresto a Potenza di 2 anni fa, la causa sembra destinata a durare diversi mesi ancora prima di trovare soluzione. Ho appena incontrato Vittorio Emanuele nella capitale. «Sono a Roma dove anni fa ho potuto tornare soprattutto grazie ad una risoluzione del Tribunale europeo dell'Aja. Ma sono perseguitato dalla legge: i Savoia scontano di essere ancora mal visti per via della vecchia storia dell'Unità d'Italia». Ma il caso di Vittorio Emanuele rischia di essere, oltra a una sorta di tragedia greca, un giallo all'inglese. Per il mistero dei gioielli Savoia. Vittorio Emanuele, c'è una questione ricorrente. È quella dei gioielli della sua famiglia depositati presso la Banca d'Italia. Com'è andata? «Sì, ecco, cominciamo dal principio. Il 13 giugno 1946, quando mio padre è dovuto partire in esilio, aveva con sé un pacco con tutti i gioielli di famiglia che lasciò al suo segretario Lucifero, il quale, dopo, lo diede al Governatore di allora della Banca d'Italia, Luigi Einaudi. E in Bankitalia i preziosi sono rimasti. Ora, noi vorremmo che questi gioielli vengano messi a disposizione degli italiani, affinché la gente li possa vedere, e vedere per capire. Rappresentano la storia d'Italia. Allora non erano tanto importanti per il fasto. Piuttosto erano la "rappresentanza": del re, della regina d'Italia. Finora sono stati ben custoditi, d'accordo, ma adesso sarebbe anche venuto il momento di esporli. Vorrei metterli in mostra per poi farli tornare nella Banca. Ecco cosa farebbe piacere a noi di Casa Savoia. Raccogliere i nostri oggetti, per poterli esporre insieme con gli oggetti che possediamo sulla Casa Savoia». Ma, sono stati donati...ovvero, qual è la ragione per cui sono stati depositati in Banca? «Sono stati depositati nella Banca, non sono mai stati donati. Appartengono al capitale della Casa Savoia». Perché non ve li siete tenuti? «Li abbiamo depositati perché c'era l'esilio per me. E non abbiamo mai intrapreso nulla per riaverli». Ha un'idea di questa esposizione, o è ancora in fase di preparazione? «È ancora in fase di preparazione. Perché, vede, bisogna prendere un soggetto, e io prenderei Umberto II, e anche mio padre, mia padre, un po' anche mio nonno, per far capire come era la vita dei Savoia. Sto raccogliendo gli oggetti da esporre, come le fotografie, molte stampe, i libri sui Savoia, per ottenere di metterli insieme ai gioielli e fare così una mostra che dia una visione storica in chiave moderna della vita dei regnati d'Italia. La data non la so, per il momento sto raccogliendo i nostri oggetti da esporre. Presto possa avvenire presto». C'era, però un vincolo, è vero? I gioielli non potevano essere né a disposizione dello Stato né degli eredi, né di nessuno, erano lì per la Banca d'Italia e Mario Draghi ha tolto il vincolo. «Posso dire che da due anni Draghi ha tolto il vincolo sui gioielli. Insomma, erano depositati lì, vincolati, e non potevano essere esposti e non apparteneva diciamo quasi a nessuno. Il Governatore Draghi ha tolto il vincolo e adesso sono liberi. Io non molto tempo fa ne ho parlato anche col presidente Ciampi, che li ha visti quando era Presidente della Banca D'Italia e che ha fatto fare l'inventario. Il primo inventario. E disse anche: "Ora non c'è problema, sono suoi"». La mostra itinerante che sta per partire nel 2009, da Cortina, e che fa Trieste, Venezia, Padova, Milano, Torino, Firenze, Napoli, Palermo eccetera eccetera, per arrivare a Roma per i 150 anni dell'Unità d'Italia, sarebbe interessante... «Questa mostra farà il giro d'Italia. Si inizia a Cortina. Ma i gioielli non dovrebbero fare tutto il giro d'Italia, solo a Roma. Un bel modo per celebrare il 150.mo anniversario dell'Unità d'Italia».

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