"Italians", allegro popolo di geni e curiosi cialtroni
Questi sono gli «Italians», interpretati nel film di Giovanni Veronesi da Sergio Castellitto, Riccardo Scamarcio, Carlo Verdone e Dario Bandiera, con Ksenia Rappoport nei panni di una interprete russa. La pellicola, da venerdì distribuita in 700 sale dalla Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, parafrasando l'omonima rubrica di Beppe Severgnini, racconta in due episodi vizi e virtù degli italiani all'estero. Il primo, con Castellitto e Scamarcio, è ambientato a Dubai, tra traffici di auto rubate e corse folli in Ferrari; e il secondo, con Verdone, Bandiera, Rappoport e un cameo di Remo Girone, si svolge tra Roma e San Pietroburgo, in mezzo a orfanelli e prostitute, con giri di turismo sessuale on-line organizzati da un italiano per i suoi connazionali. A Verdone si deve anche l'improvvisazione sul set di un'arringa, contro i tempi bui che sta attraversando ora l'Italia, mentre Castellitto recita un monologo sui mutui, incubo degli italiani. Non mancano i riferimenti illustri alla commedia monicelliana (La grande guerra) e a quella di Dino Risi (Il sorpasso e Una vita difficile). «Cadere nei luoghi comuni degli italiani all'estero era il pericolo più grande del film - ha spiegato Veronesi che si appresta a realizzare, sempre con De Laurentiis, il film "genitori e FIGLI Istruzioni per l'uso" -. All'estero ci facciamo sempre riconoscere, nel bene o nel male, abbiamo una grande capacità di adattamento e una grande originalità. Ma soprattutto conserviamo sempre la nostra italianità che ci contraddistingue e ci salva. Nessuno, di qualsiasi altro Paese, sarebbe stato capace di quello che ho visto fare a un ragazzotto romano all'aeroporto di Dubai: surfava sul nastro trasportatore dei bagagli e io mi sono vergognato, ma anche inorgoglito. E poi a chi suona sempre il metal-detector? Agli italiani, pieni di telefonini, catene e braccialetti». Per Verdone «gli italiani all'estero fanno uscire la parte migliore di sè, sono geniali e professionali, seguono le regole più che nel proprio Paese dove evidentemente mancano buoni esempi di poteri forti. Ma teniamoci stretti gli stereotipi sugli italiani, i dialetti e le differenze folcloristiche, perché tra un po' di anni l'italianità scomparirà. Non parleremo nemmeno più la nostra lingua, ma quella di Internet e gli italiani saranno una piccola percentuale come gli inglesi a Londra». Castellitto, rievocando Longanesi, ha poi ricordato che «gli italiani sono buoni a nulla e capaci di tutto. Ho nostalgia dei personaggi cinici e arroganti della commedia all'italiana. Ma all'estero ci vedono ancora attraverso luoghi comuni: non a caso, un film come "Gomorra" che andava fuori i soliti stereotipi non è passato agli Oscar. Il nostro film sposa invece approfondimento con divertimento sul nostro essere italiani e cercando nella commedia si troverà anche un po' di sociologia. Ma non viceversa». Per Scamarcio, qui nel ruolo di un poliziotto che sventa un colpo di Ferrari rubate e stipate in una bisarca, «a parte situazioni di poca educazione civica, noi italiani facciamo sempre uscire una sorta di umanità, che alla fine è la nostra qualità migliore. Tutto il resto è solo un gran casino».