Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Squitieri: "Un buon film, ma è sopravvalutato"

Squitieri

  • a
  • a
  • a

Le pellicole rimaste in gara sono ancora nove, ma il film di Garrone è stato eliminato alla prima selezione dell'Academy. Sconcerto. Indignazione. Stupore. Il mondo del cinema italiano è insorto. Il produttore Domenico Procacci è dispiaciuto e meravigliato, soprattutto perché «Gomorra» (già uscito nelle sale Usa) era stato apprezzato dalla critica americana. Si dividono i pareri tra coloro che si sentono indignati e coloro che invece non si stupiscono affatto. Anzi. Soprattutto se si ricorda che un capolavoro come «Paisà» di Rossellini, nominato all'Oscar come migliore sceneggiatura, venne escluso. E anche un grande maestro del cinema italiano come Pasquale Squitieri, che ha realizzato bei film (alcuni sulla camorra, come «I Guappi» e «Camorra»), non ha ricevuto l'ambita statuetta. Squitieri, cosa pensa dell'esclusione di «Gomorra» agli Oscar? «Mi sembra che sia tutta una pagliacciata. Le pagine di giornali che lamentano questa sconfitta sono esagerate. Anche perché il libro di Roberto Saviano, a cui si ispira il film, è tutta una montatura: si tratta di notizie di cronaca fornitegli da una sua amica giornalista che non era stata nemmeno citata. Se la camorra avesse voluto davvero far fuori Saviano l'avrebbe fatto, scorta compresa. Come è accaduto con Giancarlo Siani. Così, se la camorra avesse voluto bloccare il film di Garrone ci sarebbe riuscita. Ma «Gomorra» è appoggiato dalla camorra stessa e prova ne è che diversi attori del film sono stati arrestati proprio perché legati ai casalesi. E allora Saviano non dovrebbe fare l'eroe». Avrebbe preferito che fosse scelto un altro film per rappresentare l'Italia agli Oscar? «No, non dico questo. «Gomorra» è un buon film, ma certo non è un capolavoro. "L'America" di Amelio, pellicola straordinaria sul tema del terzo millennio, l'emigrazione, non è stato proprio preso in considerazione dall'Academy. Così, come è successo con altri grandissimi film, come "Il Caso Mattei" e "Le mani sulla città" di Francesco Rosi. Eppure, all'epoca, nessuno ha mai gridato allo scandalo. Di fatto, il cinema italiano ancora non si è risvegliato, è sempre morto. Si realizzano 12 - 15 film all'anno contro le centinaia di pellicole fatte in altri Paesi. Sarebbe ora di fare un film su "Il cliente" e non sul camorrista. Le persone si dividono in due categorie: i criminali, che rubano, ammazzano e allargano i giri di droga e prostituzione; e i buoni, che comprano la merce sporca. Occorre bloccare la richiesta del cliente, l'unico in grado di mandare in tilt il mercato criminale. Considerando che siamo al primo posto nel mondo per consumo di droga e un personaggio come Amato ha affermato che l'Italia è un fiume di cocaina. Sono fatti gravissimi». Quindi il tema della camorra non è stato trattato da Garrone in maniera esaustiva... «"Gomorra" non parla nemmeno di camorra: racconta di due ragazzini che rubano le armi. Non è un film sbagliato ma è sopravvalutato. La camorra, quella che racconto io ne "I Guappi" ha radici antiche. I veri potenti come Naso di Cane, boss napoletano del Rione Sanità nel quale sono nato, non pensavano ad arricchirsi con la droga e la prostituzione. Ma incutevano rispetto. E poi in Usa esiste la lobby ebraica e la mafia italiana: dopo la vittoria de "La vita è bella" di Benigni e de "Il Padrino" di Coppola che vinse 9 Oscar, forse l'Academy si aspettava qualcosa di diverso. Non siamo più un Paese serio, nemmeno a livello mafioso. La camorra non esercita più il contropotere, che ha le stesse vie del potere ufficiale, e non ha più uffici, nè ministeri. Tra le mani si ritrova chili di droga che alimentano il suo vertiginoso giro di denaro, oltre al racket della prostituzione e delle armi». Crede che "Il Divo" di Sorrentino avrebbe avuto in Usa un'accoglienza migliore? «Assolutamente no. "Il Divo" è un crimine, non un film, un'ignobile beffa ai danni dello Stato. Sono stato tre anni in Senato e parlavo tutti i giorni con Andreotti. È assurdo fare una pellicola su un genio politico come lui, al massimo si poteva fare un episodio, ma nulla di più». Forse, quello che brucia di più nella sconfitta di «Gomorra» è l'esclusione alla prima selezione. Forse, ci si aspettava qualcosa di più da un film che ha vinto il Gran premio della Giuria di Cannes e ben 5 Efa, gli Oscar europei. «Ecco, credo che "Gomorra" abbia davvero vinto abbastanza. E poi non è una novità che i francesi facciano vincere le storie nelle quali si mette in evidenza il marcio dell'Italia». Quali sono i registi italiani che oggi preferisce? «Francesco Rosi ha realizzato film bellissimi. Ma anche Gianni Amelio: ora sto aspettando che esca il suo prossimo film e anche quello di Marco Bellocchio».

Dai blog