Bonolissimo: "Voglio la Bellucci e non Carla Bruni"
Dietro di lui Renato Mannheimer aveva osato l'inosabile, come neppure un vecio caduto in un tino di vin brulè, berciando "Zingara" con l'onorevole Zanicchi. E dopo la registrazione della puntata-megaspot sul Festival (andrà in onda stasera), Paolino ha provato a raccontare cosa c'è dietro la lamiera impenetrabile che nasconde il cantiere aperto di Sanremo. Intanto, si capisce che sul palco ci sarà una piccola folla. Accanto a lui, al sodale Luca Laurenti e alla co-conduttrice di turno (unico nome quasi certo quello di Monica Bellucci, mentre si lavora per Luciana Littizzetto, «se il suo agente risponderà almeno al telefono»), anche una coppia che potrebbe avvicendarsi ogni sera ma che più probabilmente resterà fissa. «Invece della tradizionale formula di una donna bionda e una bruna», ha spiegato il successore di Pippone, «ci saranno un uomo e una ragazza: lui proverà a raccontare il mondo maschile, non sarà un tronista ma comunque uno di bell'aspetto, e non necessariamente i due faranno parte dell'ambiente dello spettacolo». Pare quasi un casting-in-progress: quel che è certo è che il budget Rai, in linea con quello degli ultimi anni, non permetta di sognare troppo. Già sfumata per accertata esosità Angelina Jolie, «mai contattata» Carla Bruni, mentre sul golden boy David Beckham (che pretende 500mila euro per un'apparizione tv), Bonolis ha messo una croce: «E che gli chiedi? Come fa i cross? Il Festival non è la "Domenica Sportiva" o il "Processo del Lunedì"». Si punterà sugli italiani: meglio se comici. Sugli ospiti musicali stranieri due ingaggi sicuri: i Queen nella prima serata di martedì 17 febbraio (senza il nuovo vocalist Paul Rodgers), che a Sanremo erano già stati 25 anni e con Freddie Mercury, mica un corista da oratorio; e al giovedì gli Easy Star All Stars («che mi sono piaciuti molto nella loro rivisitazione di "The Dark Side of the Moon"», ha spiegato il conduttore). Dolorosa la rinuncia al patchwork stellare dell'attore Sean Penn, che si sarebbe esibito con la leggendaria band grunge dei Pearl Jam: «Ma non potevamo spalmare il costo dell'operazione su dieci edizioni festivaliere», si è immalinconito il Nostro. Quasi si giustifica, Bonolis, perché «su 35 canzoni belle presentate dai potenziali campioni, ho dovuto sacrificarne più della metà. Peccato per Paola Turci e per gli Avion Travel, per esempio», mentre difende i concorrenti con facce di serie b («Sal Da Vinci è un eccellente artista neomelodico, e Marco Carta copre una fascia vasta di pubblico giovane») e quelli in odore di museo, negando che Sanremo sia una sorta di reality canoro: «È competizione, qualcosa che esiste da sempre in tv. E sentirete che pezzo la Zanicchi. Lei, l'Aquila europarlamentare di Ligonchio, nel salottino di Vespa era tornata sulla par condicio "violanda": «Vado all'Ariston come cantante e non chiederò alla gente di votarmi per non essere fraintesa». Come sia, di polemiche ne piovono una al giorno sul festival. Ieri Povia ha sostenuto che la sua discussa "Luca era gay", stroncata ancor prima di nascere dalle lobby omosessuali, «non parla di malattie o guarigione del protagonista dalle sue inclinazioni sessuali, è la storia di un uomo che cerca la sua serenità. Voglio farne un film. E l'Arcigay non è la voce ufficiale di quel mondo». Sarà: ma la stessa associazione ha rilanciato chiedendo che Niccolò Agliardi possa presentare fuori gara la sua "Perfetti", che è la storia di un amore gay. Il cantautore avrebbe voluto partecipare nella sezione "Proposte", ma non era andato in porto il madrinato di Ornella Vanoni. Bonolis ha però già chiarito che non farà eccezioni. Ce n'è anche per Vince Tempera, che su Sanremo aveva tuonato («una barca che affonda»), non appena approdato alla "Corrida": «Si era proposto come direttore d'orchestra stabile, ma avevamo fatto un'altra scelta», punzecchia il presentatore. C'è tempo per replicare anche al sottosegretario dei Beni Culturali Francesco Giro, che aveva criticato il testo del pezzo di Marco Masini, che conterrebbe «insulti all'Italia». Replica caustico Paolo: «Con Sanremo ognuno cerca il suo spicchio di luce...nessun insulto, ma momenti d'ira che si trasformano in potenzialità d'amore per il Paese». Coraggio: poco più di un mese ed è finita.