Moscè oltre mare e colline delle sue Marche

Nascita e dimora sono rispecchiate nelle prime due sezioni, "Diario di mare" e "Diario di collina". Le Marche sono il colloquio tra due dimensioni geografiche e la poesia di Moscè sembra posizionarsi nel punto di unione: oltre al mare e alle colline, il giorno e la notte, i vivi e i morti, il chiuso e l'aperto. Ci sono momenti in cui le presenze del mondo entrano in contatto e la poesia, per l'autore, sembra voler raccontare proprio quegli istanti. Da ciò la preferenza ai momenti di chiaroscuro: "È una trama lieve la nebbia/che viene dal mare/caduto l'imbrunire/nel sonno". Moscè predilige osservare: il paesaggio, la natura, i ragazzi che scorrazzano sul lungomare o le ombre del passato che si affacciano in un giardino. L'ultima sezione è "Istantanee". Ma non è guardare da spettatore. Gli occhi bruciano di tensione e amore: "Meglio che non la guardi/bruciarmi gli occhi/l'anonima castana di Senigallia/che graffia perfino il vento". Gianfranco Lauretano