Rock e religione vanno a braccetto La musica gospel conquista gli italiani
In Inghilterra e negli Stati Uniti è abbastanza consueto e a farlo sono gli artisti più popolari. In Italia si teme la debole risposta del mercato e il pericolo di sfornare un prodotto in grado di tenere alto l'interesse del pubblico al massimo per una trentina di giorni. Ma quest'anno è stato autentico boom non soltanto per le canzoni natalizie ma anche per tutto ciò che le anticipa e che il qualche modo le contiene, ovvero il gospel, lo spiritual e tutta la musica di espressione afro-americana, alla base di gran parte dei generi musicali del Novecento. Il Roma Gospel Festival all'Auditorium è stato un autentico trionfo della musica religiosa: Soweto Gospel Choir, Anthony Morgan's Inspiration Choir of Harlem, Voices of Deliverance e altre formazioni hanno espresso il meglio di una tradizione che non scomparirà mai e che da sempre ha il potere di entusiasmare il pubblico. È il fascino di un genere che è rimasto per oltre due secoli confinato nel chiuso delle chiese. Lo si ascoltava come momento importante della preghiera, ma nessuno pensava che potesse diventare anche un fatto commerciale. Se ne accorse per primo il reverendo Anthony M. Dix, pastore cantante, che diventò popolarissimo nel 1927 grazie alla pubblicazione del suo sermone in musica "Black diamond express to hell". Lo stesso accadde due anni dopo al reverendo Frank W. McGhee con "Jesus the Lord is a saviour" Per questi reverendi vendere dischi significava raggiungere anche gli agnostici, accogliere più gente in chiesa, al punto che molti si sono trasformati in autori e cantanti, ma anche editori e attorno a loro sono fiorite congregazioni organizzate come aziende, nelle quali i fedeli, offrendo gratuitamente la loro opera, concorrono al successo economico dell'impresa. È il fenomeno dei "jubilee singers", di cui si sono valse anche le università e le istituzioni per reperire fondi. Molte delle formazioni in questi giorni ancora in tour in Italia (New Millennium Singers, Donald Woods & his People, Virginia Mass Choir, Bridget Campbell Windy City Choir, Robin Brown & The Triumphant Delegation, ecc.), espressioni corali di svariate università americane che con i loro compensi contribuiscono alla vita dell'istituzione. Negli Stati Uniti il gospel da fatto squisitamente spirituale, da catarsi religiosa, da momento di estasi visionaria si è trasformato anche in business miliardario che coinvolge milioni di persone. In America nessuno sembra scandalizzarsi, anzi. Anche se discretamente sotterraneo, tenuto un po' in disparte - forse perché le chiese non amano fare pubblicità ai loro affari - in America il gospel, avvalendosi di circuito più che rodato, può benissimo competere con il pop in quanto a successo economico. Nonostante la diminuzione delle vocazioni e il secolarismo dilagante, secondo le ricerche e sondaggi metà dei cittadini statunitensi si dice "religioso". Tutto questo si traduce in un aumento della presenza di musica di origine sacra nelle classifiche e in un rinnovato interesse del pubblico per la musica spirituale. Attualmente la formazione più popolare è quella di Priests, tre parroci nordirlandesi (Eugene O'Hagan, suo fratello Martin O'Hagan e il loro amico David Delargy) e il loro disco è stato direttamente registrato in Vaticano. Quest'anno è anche arrivato il conforto di Oliver Sacks a sostenere il potere terapeutico del gospel e in generale degli oratori natalizi, utilissimi nello scavare un percorso nel sistema nervoso e per sboccare l'uso della parola in pazienti colpiti da ictus. «I canti di Natale ci consolano - sostiene Sacks - hanno una grande efficacia in quasi tutti i problemi neurologici. La musica non è solo bellezza, e men che meno un lusso, ma è anzi un modo fondamentale per esprimere la nostra umanità. E non di rado è la nostra più valida medicina». Anche in questo settore la radio è arrivata prima della televisione. Mary Ellen Geist, conduttrice di un noto programma radiofonico su WCBS, ha pubblicato "Measure of heart"(La misura del cuore), raccontando come e in che modo malati sofferenti di amnesia al punto da non ricordare cose accadute pochi minuti prima (a cominciare da suo padre settantenne) riescano a cantare brani religiosi anche di una certa complessità. È proprio vero che la musica sacra è senza tempo e in momenti difficili è un conforto per tutti. L'importante è non farsi trovare impreparati. Amen.