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La pianta di villa Savoye cela il profilo di una donna

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Monumento storico dal 16 dicembre 1965, restaurata e ormai aperta al pubblico dopo anni di abbandono, la villa diventa ora oggetto di un'affascinante ipotesi: la pianta del piano terra ricalcherebbe i tracciati proporzionali di un volto femminile, quello di Yvonne Gallis, moglie di Le Corbusier. Questo studio appare nel volume «Il volto dell'architetto» (Cangemi Editore, pag. 189), con la presentazione del professor Mario Docci, scritto da Luca Ribichini, ricercatore presso la facoltà di Architettura de La Sapienza e nominato da Papa Benedetto XVI membro della Commissione permanente per la tutela dei monumenti storici ed artistici della Santa Sede. Questa audace ipotesi trova conforto nel lavoro del matematico Ghyka, sulle proporzioni e sul numero d'oro pubblicato a Parigi nel 1931: in quest'opera il matematico analizza il volto in posizione frontale della tennista americana Helen Wills, rievocando anche l'opera di Leonardo da Vinci «Isabella d'Este». Un confronto tra questi tracciati e i disegni di le Corbusier, per la pianta di villa Savoye, mostrerebbe una notevole quantità di singolari corrispondenze. Ma già dieci anni prima (1921), il pittore italiano Gino Severini affrontò il problema delle proporzioni e della costruzione che deve sostenere ogni opera d'arte. Ribichini svela così un aspetto occulto, ma ben visibile, di villa Savoye, paragonando alcuni indizi architettonici a «La lettera rubata» di Poe, scrittore amato da Le Corbusier. Come l'investigatore Dupin, Le Corbusier - inseguendo la sua inclinazione per l'alchimia, il pensiero ermetico e le geometrie segrete - ha magistralmente dissimulato sotto l'apparenza di un rigido componimento matematico delle evidenze figurative e antropomorfiche cui nessuno aveva prima prestato attenzione.

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