Dante: nella pittura il segreto della sua poesia
In alcuni casi è, per così dire, semplice rintracciare gli incroci, i dialoghi se non le comuni intenzioni. Non solo tra artisti appartenenti alle diverse avanguardie che, susseguendosi, negandosi e replicandosi, teorizzano tali incroci, ma anche tra artisti lontani da "proclami" o da "manifesti". Un nome: Mario Luzi, che dai suoi pittori molto ebbe e ai suoi pittori molto diede. Altre volte, invece, è più arduo, e l'occhio del lettore deve farsi più azzardato e ricorrere a intuizioni che illuminino l'erudizione. È quel che accade in questo prezioso libretto di Beatrice Buscaroli, edito da Marietti e nato da una conferenza tenuta all'appuntamento di Dante09 dello scorso anno a Ravenna, voluto dalla Fondazione Cassa di Risparmio della città che ospita le spoglie del poeta. Il titolo è Atelier Dante. La storica dell'arte che avrà l'incarico (con il semi- omonimo Luca Beatrice) di curare il padiglione degli artisti italiani alla prossima Biennale veneziana, qui si misura con le accertate e le possibili influenze pittoriche e plastiche su Dante. Tema affascinante e immenso, simile a quello che portò anni fa Z. Baransky a occuparsi del Dante lettore. Insomma, un'avventura alla scoperta delle immagini che hanno nutrito la più grande immaginazione mai apparsa tra gli artisti. La studiosa di fronte alla prima erta da affrontare (da dove iniziare? Come? In che punto della biografia o dell'opera) ha il suo colpo di genio che è, al tempo stesso una indicazione preziosa di metodo: ci parla del "Dantino" cioè del poeta infante, in fasce che insieme a tutti i bambini nati a Firenze nel suo stesso anno, viene battezzato in quel che chiamerà il suo "bel san Giovanni". Beatrice Buscaroli immagina la grande effige del Cristo riflettersi negli occhi del piccolo: è la prima cosa che vede? Il viaggio che poi la prosa ritmica e attenta della scrittrice d'arte ci fa proseguire tra conferme e sorprese è emozionante, pieno di riscontri e di uno stupore per la grandezza di Dante e per il suo "farsi": incontriamo le formelle di Santa Maria del Fiore, le possibili Dormitio Virginis all'origine del celebre attacco del XXXIII del Paradiso, Giotto e alcune originali proposte. Il libro ha una seconda parte di artisti che Dante avrebbe ammirato, tra coloro che a lui si ispirarono: belle le pagine dedicate a Rodin, a Rossetti, a Previati. Genialità e metodo, si diceva: l'autrice situa l'inizio in un punto storico e misterioso al tempo stesso, documentato e indimostrabile. Fedele allo stesso metodo usato dal padre storico della musica, il Piero autore di grandi studi su Bach, Beethoven e altri: una obbedienza alla legge (solo biografia) di Nietsczhe, che non può che poggiarsi sulla convinzione che nessuna ricostruzione storiografica -per quanto erudita e vasta- possa esaurire i motivi del sorgere del genio. C'è un mistero che sgomenta e quasi impaura nel ficcare gli occhi in tale insorgenza. La "tenerezza" della prima scena, che intona il libro colto e agile, ottimo per chi studi e ammiri la Commedia, non è ingenuità ma il modo più adeguato e profondo per guardare: dantescamente, amore che ragiona.