Vienna e Venezia, sfida tra maestri

Due grandi bacchette a confronto: a Vienna l'argentino Daniel Baremboim, quattordicesimo direttore sul palco dei Wiener Philharmoniker bardati a festa (vi aveva debuttato nel 1965 come pianista e nel 1989 come direttore), a Venezia l'ottuagenario maestro francese George Prêtre con la partecipazione della stella Mariella Devia (in un raro Casta Diva) e del giovane tenorone Massimiliano Pisapia. Ma a parte gli orari e le destinazioni televisive (all'ora degli aperitivi su Raiuno Venezia, all'ora del dessert Vienna su Raidue) i programmi sono sostanzialmente differenti: difficilmente si può difatti trovare nel melodramma, cui si consacra il concerto della Fenice, momenti così leggeri e magari apparentemente (anche se splendidamente) superficiali come i popolari e frizzanti Valzer, le polche e magari i galop della talentuosa famiglia Strauss. E si finisce così inevitabilmente in un cul de sac con i soliti Brindisi della Traviata o il corale Va pensiero del Nabucco. Per fortuna che c'era, in omaggio a Prêtre, un tocco francese a ravvivare il programma, dalla Barcarola veneziana di Offenbach (dai Racconti di Hoffmann) al trascinante preludio della Carmen o la farandola dell' Arlesiana di Bizet. E non mancava il tocco polemico della coccarda viola e denunciare i tagli della cultura. A Vienna le immagini filmate di Stiria e Carinzia per Le Rose del Sud, del balletto con il russo Vladimir Malakhov nella residenza di Eisenstadt degli Esterhazy, mecenati di Haydn, e le molte pagine scelte, note come Annen Polk ma anche rare come Proiettili liberi, Polka della posta celere, Lampi e tuoni rendevano leggero e festoso il contesto, tra fiori, sorrisi e applausi. Ma anche con una nota di mestizia con il finale in dissolvenza della Sinfonia degli Addii di Haydn in riferimento alla crisi bellica israelo-palestinese, cui accennano esplicitamente anche gli auguri di pace e giustizia del direttore alla fine della esibizione. Due tradizioni a confronto, improponibili per la valenza stessa delle musiche in programma. Insomma la lotta tra champagne e spumante prosegue nella musica e, a giovarsene, sono comunque dal vivo fortunati pubblici di adepti musicofili ma anche quanti nel mondo credono nella musica come veicolo di pace tra i popoli.