Quel Cardarelli a via Veneto in agosto. Col cappotto
Con la società di sfondo, i suoi colori, le sue impennate, i riflessi di quello che, intorno, vi suscitava la politica, anche quella pronta a riproporsi con una faccia nuova. Sono i temi e gli accenti che si ritrovano, bene ordinati e organizzati, nel documentario che Gianni Borgna, ieri Assessore alla cultura oggi Presidente di Musica per Roma, ha realizzato intitolandolo significativamente "Città aperta", con il sussidio di un ricco repertorio di fatti e di immagini messi a sua disposizione dagli archivi dell'Istituto Luce e, per alcune occasioni, da quelli della Rai, con la collaborazione anche di pagine ritrovate nei cinegiornali della Settima Incom. C'è tutto, si incontrano tutti. Non certo con pedanteria didattica o solo illustrativa, ma con il gusto di analizzare via via ogni personaggio come se ce li rappresentasse; sia che molti fra noi ne abbiamo una conoscenza diretta, sia che, i più giovani, vi facciamo in mezzo delle vere e proprie scoperte. In linea con la cifra cui tutto si affida: non solo un "come eravamo", ma un "come ricostruivamo": in cifre, sempre, di un totale fervore creativo. Ecco perciò Rossellini e De Sica con i loro primi film neorealisti, quella Roma attorno, quelle facce vere, quelle immagini nude che aborrivano i fronzoli. Ed ecco Visconti con il rinnovamento a fondo della nostra scena teatrale, le sue "prime" all'Eliseo ogni volta un avvenimento, un segnale, una scoperta. Ma anche i pittori, Guttuso, Carlo Levi, Vespignani, con il ribollire attorno delle polemiche tra figurativi e astrattisti, mentre all'Accademia di Valle Giulia Palma Bucarelli metteva genialmente al bando anche solo il sospetto di "accademico", per spalancare le porte al futuro. Che, più in la, nel cinema, lo ritroviamo imposto da Antonioni e da Fellini, mentre nascevano nuove voci in teatro, la Compagnia dei Giovani, Falk, De Lullo, Valli e la letteratura si apriva spazi felici con Gadda, Moravia, Pasolini, permettendoci anche di ritrovare, in quel seguito di immagini, Flaiano e Maccari, Brancati e il caro Cardarelli, a via Veneto, con il suo cappotto anche in agosto, pronto a discutere animatamente con Bassani e con Soldati. Incontri, voci insolite (quella di Benedetto Croce, ascoltata di rado, quella di Carlo Levi, su di sé e la sua pittura), lasciando che la società intorno e la politica si affaccino in mezzo solo per fare data: le elezioni del '48, l'attentato a Togliatti, Giulio Andreotti, allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, presente all'inaugurazione di una delle prime Mostre di Venezia del dopoguerra. Senza dimenticare il famoso comizio in piazza del Popolo, con De Sica, Gino Cervi, Anna Magnani a rappresentare tutto il cinema italiano che chiedeva nuove leggi. In parallelo con quell'Alleanza per la Cultura che, in prima linea a chiedere rinnovamenti, ci fa incontrare il nostro Silvio d'Amico, allora critico drammatico proprio qui a Il Tempo. Il tutto, dal principio alla fine, commentato da canzoni d'epoca, scelte con cura e pertinenza da Borgna che, autore per Laterza nell'85 dell'ormai famosa "Storia della canzone italiana", è di certo il maggiore esperto nel campo. Vent'anni dal vivo, storia e cronaca, la cultura e i suoi esponenti tutti in primo piano. È cinema, ma è anche documento: in cui molti di noi possono ritrovarsi; con la certezza che, quello, non è il nostro "tempo perduto".