La storia di Sophia Loren in un libro
Riceve l'Oscar alla carriera, è la signora del cinema italiano trasmigrata negli States, parla col birignao da anni. Ma la posa da scugnizza le scappa, a dispetto di decenni di studio per conquistare l'aplomb. C'è questa e tante altre inedite lady Scicolone in «Sophia Loren, immagini di una vita», la biografia per fotografie firmata dal francese Yann-Brice Dherbier. Un successone oltralpe che adesso l'editrice Tea rilancia in Italia. La sequenza di «Sofiona story» è cronologica. L'incipit è nella madre, tal Romilda Villani che nel 1930, a 17 anni, vince un concorso come sosia di Greta Garbo organizzato dalla Mgm, ma rinuncia al viaggio a Hollywood perché mammà s'impunta. Romilda con sua figlia no, iscrive Sofia a un concorso di bellezza, le vieta di sposare l'insegnante di ginnastica, la spedisce a Roma in treno, a far fortuna, con quel fisico. Ed ecco le prime foto. Sofia Scicolone, afrodite maggiorata, anticipa le atlete del nuoto sincronizzato e tira fuori dal mare la coscialunga che la farà famosa. È il 1954, ha appena soffiato a Gina Lollobrigida il ruolo di Lina Stroppiani in «Peccato che sia una canaglia» di Blasetti. Non va tanto per il sottile, Sofia. Calze a rete e tette in vista, posa da pin up. È il '57, ha appena firmato un contratto con la Paramount che durerà quattro anni. La sua irresistibile ascesa è già da qualche anno sotto la stella del piccolo e potentissimo produttore, Carlo Ponti, il sciur di Magenta, nelle brume lombarde, che l'aveva notata a concorso di bellezza. Colpo di fulmine, si mettono insieme, anche se lui ha 22 anni più di lei, è sposato e ha due figli. Lui la crea, la plasma. Le cambia il nome. Adesso è Sophia Loren. E però le pose sexy sono nel dna. Nel '55 non aveva resistito all'idea di posare per David Seymour, il big della Magnum Photos. Una domenica mattina, nella casa di Roma, appena alzata dal letto. Calzoncini e toppino. Cosce, sedere e seno in vista. Ma Sofia ha due facce. Studia anche da diva glamour e raffinatissima. Eccola che fa il verso a Audrey Hepburn. Ha 24 anni, i capelli corti, un casto chemisiere. Incornicia con le dita gli occhi, li allunga e da tigre si trasforma in cerbiatta. Ancora capelli corti, abito da sera bianco, collana, lunghissimo collo. Ha detto no a Cary Grant che vuole sposarla, e glielo dice ancora un anno dopo, nel '57, quando gli si ritrova accanto sul set di «Orchidea nera». Carlo è il suo uomo, con traversie da fotoromanzo. Le nozze per procura in Messico, l'annullamento per vizio di procedura, la scomunica del Vaticano, la residenza della coppia a Parigi e qui finalmente il divorzio di Ponti e il matrimonio che rimette ordine nella vita privata di Sophia. Il resto sono gli Oscar, i figli, il Golden Globe per «Una giornata particolare» con Mastroianni. I settant'anni non la scompongono, il décolleté resta florido ed è sempre in mostra. Due anni fa ha posato per il calendario Pirelli. Tra pochi mesi affronta il set di «Nine», con Nicole Kidman e Penelope Cruz. Tentano di stuzzicarla con i paragoni, lei non fa una grinza: «Andremo perfettamente d'accordo».