Di racconto in racconto Cenerentola diventa greca
Quindi molti protagonisti delle fiabe sono esistiti davvero! Ma prima di partire alla ricerca della lampada di Aladino, della pignatta d'oro in fondo all'arcobaleno, dei tesori dei nani, o della scarpetta di cristallo di Cenerentola, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo fino all'origine di queste storie che sono diventate tradizioni popolari e che accendono ancora l'immaginario di grandi e piccini. Ad esempio per cercare la scarpetta più famosa del mondo cominciamo un viaggio a ritroso fin nella Parigi del XVII secolo, per incontrare colui che ha reso popolare, dapprima in Francia e poi ovunque, la storia di «Cinderelle»: lo scrittore francese Charles Perrault. La prima Cenerentola della storia vive davanti agli occhi del giovane Perrault attraverso le pagine di Prenestino, che nel suo libro racconta la vita di Rodopi, o Radope, nome che significa: «volto di rosa/dagli occhi rosa» o «Rosetta». Una bellissima schiava che venne rapita in Tracia, anche se alcune tracce la danno originaria o legata alla città di Antilla che, udite udite, divenne famosa perché - a dire di Erodoto (Hist. II, 98,1) - a partire dal VI sec. a. C. vi si fabbricarono i calzari per le mogli dei faraoni! A proposito della fatina descritta da Perrault con tanto di cappello a punta e bacchetta magica, fu un'aquila, che attirata dal luccichio dei calzari ne afferrò uno e lo portò a Menfi, lasciandolo cadere sulle ginocchia del faraone Psammetico che in quel momento stava giudicando una controversia fra due sudditi. Il faraone rimase incantato dalla perfezione del manufatto, fece cercare la sua proprietaria e rimase incredulo di fronte a tanta grazia e bellezza e decise di sposare Rodopi, che diventò dunque, a pieno titolo, la prima Cenerentola della storia nonché una delle fanciulle più fortunate ed invidiate del mondo! Cenerentola rappresenta tutti coloro che da una condizione miserabile assurge ad una posizione incredibilmente migliore e invidiabile. A questo punto ci sta bene anche un po' di orgoglio campanilista. «I racconti di Mamma Oca» di Perrault fu pubblicato nel 1697, ma esattamente 34 anni prima, l'italiano Gian Alessio Abbatutis - alias Giambattista Basile - pubblicò la raccolta di fiabe «Lo cunto de li cunti» ove si narra della storia della «gatta Cenerentola»... Successivamente, tanto da non creare più problemi di paternità, i fratelli Grimm pubblicarono la raccolta dal titolo «Fiabe» fra il 1812 e il 1822, che contiene la loro versione della storia. In ogni caso la paternità della storia non ce l'ha neppure Eliano Prenestino, bensì un'autorevolissima, seppur sintetica fonte precedente: niente di meno che il grande storico greco Erodoto che in «Storie», racconta l'avventura di Dorica/Rodope, splendida schiava costretta a diventare etèra che fu schiava con Esopo, fece innamorare Carasso, fratello di Saffo, ed infine un faraone che la sposò. Ed ecco che nasce una fiaba nella fiaba, un autore che legge un altro autore, in questo caso uno storico! E raccoglie le perle della sua storia vera per creare una collana meravigliosa che vada bene alla regina di Francia: la «mondana Parigi», assetata di fiabe e di storie nuove. E così Charles Perrault descrive con muniziosa precisione i dettagli della storia di «Cendrillon», bella fanciulla costretta a fare da schiava alla matrigna e alle due perfide sorellastre. Cenerentola, così chiamata perché sta sempre vicino al camino, (come Rodopi ha un «nome-parlante» legato alle rose o alla cenere), viene aiutata da una splendida fata vestita di luce che trasforma i suoi stracci in raso e broccato di seta e le sue babucce in eleganti scarpette da ballo! E qui torniamo alle origini del nostro viaggio a ritroso nel tempo. Non dimentichiamoci infatti che abbiamo cominciato quest'avventura alla ricerca della scarpetta di cristallo e il primo interrogativo che dobbiamo porci per scoprire la verità è: chi fu l'inventore della scarpetta di cristallo? Si potrebbe pensare che fosse lo stesso Charles Perrault a scriverne mentre contestualizzava la storia nella fastosa Parigi dell'epoca, ma, senza nulla togliere al grande favolista francese, la risposta è no! Egli infatti scrisse che le scarpette di Cenerentola erano «en vair», e cioè di pelle imbottita, delle babbucce col pelo dentro insomma, (a parigi faceva freddo!). La verità è ancora più bella di una fiaba: anche se Gutemberg aveva inventato la stampa già nel XV sec., all'epoca di Perrault, ancora pochissimi sapevano leggere. E così si accontentavano di ascoltare la fiaba, che si tramandava oralmente. La fantasia della gente al sentir pronunciare la parola «vair» (arcaico termine per indicare la lussuosa imbottitura di pelo, che solo i ricchi nobili parigini si potevano permettere), preferì capire «verre», che si pronuncia quasi allo stesso modo, ma che significa vetro o cristallo!" «C'era una volta il cantastorie dirà, e un'altra fiaba comincerà...».