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Gabriele Antonucci I Depeche Mode, ...

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«Stripped», oltre ad essere uno dei brani più conosciuti della band inglese, vuol dire «a nudo». Questa ricca e appassionata biografia, che ha richiesto otto anni di lavoro, soddisfa infatti le curiosità dei fan più incalliti ed è inoltre un godibile ritratto della musica anglosassone a partire dall'inizio degli anni Ottanta fino ai giorni nostri. Tutto è iniziato nel 1980 con un concerto alla Nicholas School di Basildon, piccola cittadina inglese vicino Londra. «Odiavo sul serio Basildon - sottolinea Martin Gore, tastierista e compositore della band - Volevo andarmene il prima possibile. Pensavo che far parte di un gruppo fosse l'unica via d'uscita. C'era molto poco da fare. È uno di quei posti dove si va a bere perché è l'unica alternativa possibile». Dopo un solo anno di gavetta, in cui cambiano nome passando da Composition of Sound all'attuale Depeche Mode (una rivista francese il cui titolo significa ìmoda pronta"), arriva il grande successo con l'irresistibile hit «I just can't get enough», che spopola sia in radio che nelle piste da ballo. Nel 1986 l'album «Black celebration» segna una decisa svolta stilistica, nel quale si passa dal pop elettronico ad atmosfere più cupe e mature. Quattro anni più tardi arriva «Violator», il loro indiscusso capolavoro che ha venduto sei milioni di copie, con successi del calibro di «Enjoy the silence» e «Personal Jesus», quest'ultimo accusato di blasfemia. All'apice della loro carriera scoppiano divergenze artistiche e tensioni tra i componenti della band, mentre il leader David Gahan è vittima di una profonda crisi depressiva, aggravata dal massiccio ricorso alle droghe. Nel 2003 i Depeche Mode si sciolgono per un breve periodo a causa degli impegni solisti ma nel 2005 l'album «Touring the Angel» segna l'ennesima resurrezione del terzetto di Basildon.

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