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Kidman: "Selvaggia e romantica come la mia Australia"

Nicole Kidman e Hugh Jackmann

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Rievocando i grandi kolossal del passato, da «Via col vento» a «Titanic», passando per «Ben Hur» e «Lawrence d'Arabia», il regista cattura l'immaginario con «Australia» (dal 16 gennaio in 600 sale distribuito da Fox), avventura romantica, ambientata nel continente australe poco prima dello scoppio della Seconda Guerra mondiale.Il film segue le vicende di un'aristocratica inglese che, arrivata nel lontano Paese dopo la morte del marito, incontra un rude mandriano (Hugh Jackman), con il quale affronta un viaggio epico per salvare la proprietà ereditata. Attraverso un territorio stupefacente e brutale, i due s'innamorano e si affezionano ad un bambino dai poteri magici (Brandon Walters), ma meticcio e allo sbando in una società che lo tratta come un paria. I tre, sfidando il crudele Fletcher (David Wenham), si ritrovano a Darwin sotto i bombardamenti giapponesi, che già avevano attaccato Pearl Harbour. Nella residenza capitolina dell'ambasciatrice australiana, l'eterea Nicole Kidman è apparsa ieri ombrosa e pronta a ripartire per Londra dove sta girando «Nine», film ispirato all'omonimo musical di Broadway, che si rifà a sua volta al capolavoro di Federico Fellini «8½». «Lo spirito australiano, un po' romantico e un po' selvaggio, è ben rappresentato in questo film - ha detto la star -. Restare incinta a 41 anni, come è capitato a me mentre giravo questo film, è certamente diverso che diventarlo a vent'anni. Di sicuro aumenta la voglia di vivere e di voler vedere i figli dei tuoi figli. Brandon, il bambino del film, mi ha insegnato molte cose: riesce a guardarti l'anima e a far emergere dagli adulti il livello più spirituale ed emotivo. Ho avuto qualche difficoltà ad indossare i costumi dell'epoca, gonne e scarpe strette, ma soprattutto nel cavalcare. Ho iniziato da inglese aristocratica a stare in sella al dressage per poi lasciarmi andare e sentirmi libera di diventare una ragazzaccia cavalcando in mezzo alle mandrie di bufali. Ma ho anche scoperto molte cose sulla cultura degli aborigeni», ha sottolineato la diva giunta a Roma con suo marito, il cantautore country neozelandese Keith Urban, e sua figlia di cinque mesi, Sunday Rose. Per il regista l'effetto più bello del film (costato 130 milioni di dollari) è stato invece offerto dal «primo ministro australiano quando ha invitato i rappresentanti più anziani degli aborigeni e tutto il Parlamento per scusarsi con loro di ciò che nel passato hanno dovuto subire, in seguito alle leggi razziali e alla cosiddetta "generazione rubata", composta da quei bambini semi-aborigeni, frutto di legami misti e per questo sradicati dalle loro famiglie e affidati a missioni religiose o ad istituzioni statali. Nella società australiana degli anni '30 e '40 avveniva questo e altro. Io sono vissuto in un villaggio di 11 case dove mio padre aveva una sala cinematografica e voi che conoscete bene "Nuovo Cinema Paradiso" di Tornatore, sapete bene cosa intendo: da allora ho visto tutti i classici ai quali mi sono ispirato per questo film e grande influenza ha avuto per me anche l'opera italiana».

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