Greggio: «Ridere fa bene soprattutto se c'è la crisi»

Tra le giurate altre note attrici, come Anna Galiena, Antonia Liskova e Barbara Bouchet. Greggio, quanto è importante aver creato un Festival della Commedia e portare l'allegria tra la gente? «Il festival è nato come una sfida otto anni fa, in piena crisi dopo l'attentato alle Torri Gemelle. All'epoca, in nessun Paese si pensava ad un festival dedicato solo alla commedia, un genere cinematografico per tantissimi anni dimenticato, bistrattato e maltrattato nell'ambito delle rassegne più importanti». Ma ora non è più così? «Oggi abbiamo sdoganato la commedia. Al mio arrivo all'ultima Mostra di Venezia, dove ho debuttato in un ruolo drammatico in "Il papà di Giovanna" di Avati, il direttore Marco Muller mi ha detto di aver voluto aprire la manifestazione proprio con una commedia, "Burn after reading" dei fratelli Coen, memore di un tapiro che gli consegnai anni prima proprio perché ignorava a Venezia il genere delle commedie». Qual è il panorama internazionale della commedia cinematografica? «Al Festival monegasco si erano presentati in tantissimi, ma è stata fatta una bella selezione, valutata da una giuria straordinaria. Sono sicuro che ai vincitori porteremo fortuna, come è già successo l'anno scorso con Luca Argentero in "Lezioni di cioccolato". In questa edizione oltre, a "Lol", hanno vinto anche l'inglese "French Film" di Jackie Oudney per il protagonista maschile Hugh Boneville e per la sceneggiatura, mentre "Lost Islands" dell'israeliano Reshef Levi è stato premiato come migliore opera prima». Quali sono per lei i migliori comici italiani? «Ce ne sono tanti, perché la tradizione degli attori italiani nasce proprio dal fatto di riuscire a scatenare l'allegria. Stavolta, ho voluto premiare Paolo Villaggio, da sempre paladino della commedia, al quale, quando fu consegnato 10 anni fa a Venezia il Leone d'oro alla carriera, si gridò al sacrilegio. Premi alla carriera sono andati anche a Ursula Andress, Macha Meril, Anna Falchi e ai componenti del cast di due film italiani in concorso "Ti stramo" di Pino Insegno e Gianluca Sodaro, e "Torno a vivere da solo" di Jerry Calà». Continuerà a dividersi tra cinema e tv anche nel futuro? «Sì, credo che un attore debba esprimersi in tutte le cose che gli piacciono. Proseguirò con "Striscia" fino a maggio, ma dopo Natale al posto di Iacchetti arriverà Michelle Hunziker. Poi, ho altri tre progetti cinematografici: uno mio, un altro di un autore inglese e il terzo di un regista italiano». Crede che la commedia possa rallegrare la gente persino in un clima di recessione mondiale come quello che stiamo vivendo? «Il cinema può svolgere un ruolo non marginale per far sentire meglio le persone. Inoltre, un valore importante la commedia può acquisirlo soprattutto in piena recessione mondiale. I tempi cambiano. Ma se in pieno boom economico il cinema ha saputo utilizzare gli umori pungenti e ironici della satira per mettere alla berlina eccessi e provincialismi, oggi può allo stesso modo offrire ad una società, che vive nella paura e con il fantasma della povertà, il sorriso e un pizzico di ironia. Credo che si possa persino parlare di una funzione sociale della commedia, una funzione che, in periodi storici, politici e sociali diversi, non ha di fatto mai perso».