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Simona Marchini «Vade retro massificazione»

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Delle nuove paure che «ottundono i sentimenti, il discernimento». Dov'è il marcio in queste novelle Danimarca, come direbbe Amleto? «Ovvio dire nella tv. Piuttosto la tecnologia, i nuovi modi di comunicare non mi lasciano tranquilla. I giovani possono trarre giovamento da facebook o da messenger. Però a causa di questi stessi strumenti possono perdere capacità critica, di pensiero autonomo. Sa che cosa lamentano i prof universitari? Che le tesi sono tutte uguali. Già, i laureandi scaricano pagine e pagine da internet». Della scena, da attrice, ha mai avuto paura? «Sempre». Ma l'hanno mai fischiata? «Una volta, a Firenze, nell'Andrea Chenier, con la regia del mio compagno, Samaritani. Per gioco, feci la comparsa. In platea c'era maretta, per certe scelte del sovrintendente. Mi beccai una gragnuola di buuh. Ne risi: «Ecco, anche le comparse hanno una loro vita». Pessimista? « No. Penso che dal baratro alla fine si esca sempre».

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