Mamma mia che paura

Come se tutto si dovesse annullare per poter ricominciare. Tutti i nati del Novecento facevano ormai parte di un'altra epoca. Di quella patria temporale che ci portiamo dentro e di cui scopriamo l'importanza ogni volta che incontriamo una persona nata nel nostro stesso anno. Sentirsi parte con qualcun altro di questo luogo dell'anima è metafora cara allo scrittore e autore di teatro Giuseppe Manfridi, pilota di un viaggio di consapevolezza che racconta la paura del traghettamento dal vecchio secolo al nuovo milennio. Oggi che la crisi economica è definita valanga, la patria temporale diventa il luogo da cui ripartire per fare quattro conti con la nostra esistenza e con quello che possiamo fare per concederci una speranza. Con Simona Marchini, Manfridi ha ideato un insolito percorso di confronto e di riflessione che si realizzerà nel cuore di Roma, al centro per l'Arte contemporanea «La nuova pesa», in via del Corso 530. Dal 4 dicembre, alle 21, un ciclo di «Lezioni sulla paura, consigli su come passare dal vecchio secolo al nuovo millennio». Manfridi, il curatore degli incontri, s'è guadagnato il ruolo anche perché ha raccontato, in tempi non sospetti, la prima crisi bancaria a effetto globale con un copione teatrale intitolato «La famiglia Rembrandt sconfitta dai tulipani». In questa storia lo sprovveduto Rembrandt, che aveva investito azioni sui fiori ad Amsterdam, fu travolto dal crollo del mercato. Accadeva nel '600. È tutta qui l'anima degli incontri. Nulla che accade non sia già accaduto. La chiave della soluzione sta in quel concetto di patria dell'anima dove ogni uomo può incontrare compagni di viaggio, per condividere un'esperienza e comprendere che la paura è istinto di sopravvivenza, ma, quando è indotta, non è buona. Ci condanna a una solitudine che svilisce l'umanità e la proietta in un inferno favorevole solo ai burattinai della finanza. La prima lezione sarà Massimo Roccia, direttore dell'area Retail dell'Abi. Questo, come tutti gli altri incontri, comprenderà spezzoni di film, letture, a sostegno della tesi che sottende il progetto, accettare la paura, avere consapevolezza delle percezioni, incontrare la necessità di ragionare e di vivere il presente sfruttando l'insight dell'esperienza comune. «Si muore e si soffre - dice Manfridi - per la fertilità umana. Ciò che fa paura non tocca solo noi per la prima volta». Insomma, persone e pensieri riflessi nell'umanità che dà respiro. Quel respiro che si blocca quando abbiamo paura e ci toglie l'energia per distinguere fra realtà e introiezione. «Un po' quel che accade - esemplifica Manfridi - quando con gli amici vado allo stadio. Se la squadra vince, sento il gruppo rimanere dentro di me, se perde, mi ritrovo solo mentre percorro la strada del ritorno a casa». «La crisi di questi mesi ci ha fatto conoscere la differenza tra finanza ed economia - si svela Manfridi - chiarendo qual è il muro fra un burattinaio e un risparmiatore. Ma non è detto che se il burattinaio ha tessuto una trama, il possessore di qualche migliaio di euro non debba riprendersi il posto che gli spetta per cercare la strada più giusta per sé, oltre la paura di andare in banca a ritirare i propri soldi. Si fa un continuo riferimento al '29 un po' per esorcizzare, un po' per rimettere tutti in riga». Il sindacato parla di valanga che ci travolgerà. «Con le nostre lezioni cercheremo una strada diversa, spostando il riferimento temporale dagli schemi alla storia, dall'analisi alla vitalità per scoprire che ogni crisi, grazie all'insita contraddizione insita, può diventare vantaggio». Il teorema Manfridi-Marchini investe sulla ricchezza che non teme le Borse. Quella, infinita, dell'umanità. Spaventata sì, ma anche capace d'emozionarsi e, quindi, di ricominciare. Azionisti cercansi.