Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Oscar Wilde, gay e ribelle Sul palcoscenico gli atti del processo

default_image

  • a
  • a
  • a

Il primo processo di Oscar Wilde», allestito stasera alle 20.45 a ingresso libero al Piccolo Eliseo di Roma con Pino Micol, Luigi Diberti, Pietro Bontempo, Natale Russo e Lorenzo Profita. Tutto parte da un biglietto recante la scritta «A Oscar Wilde che posa a sodomita», lasciato proditoriamente in un circolo dal marchese John Sholto Douglas, padre di un giovane amante dello scrittore. La denuncia seguita all'accusa infamante si trasformerà nell'occasione per dimostrare le esperienze omosessuali dell'intellettuale con tanto di pena a due anni di lavori forzati. All'attore Pino Micol spetta il compito di incarnare le tesi autodifensive di Wilde in una coinvolgente battaglia a tutela della libertà intima degli esseri umani e del valore supremo dell'arte. Micol, che cosa emerge della figura di Wilde in questo frangente? «C'è una strenua difesa, mai ipocrita della sua volontà di ribellione nei riguardi di una legge che si intromette nel privato. I suoi incontri avvenivano sempre senza scandalo in camere d'albergo e luoghi segreti nel più completo rispetto del consenso e dell'adesione altrui. L'aspetto più folgorante è come, pur rischiando il carcere in quanto prove e testimonianze finiscono per dichiarare vera la dichiarazione diffamatoria, non intenda rinunciare ai suoi principi estetici». Quali posizioni assume lo scrittore? «L'unico suo valore etico consiste nel privilegiare l'arte di fronte alla morale dei benpensanti. Con una modernità lungimirante e ancora oggi non scontata, rivela di non dare peso alle differenze sociali e di scegliere le sue frequentazioni solo in base all'intelligenza e alla piacevolezza delle persone in barba a ogni appartenenza di casta». Il legame fra le dinamiche processuali e il teatro è stato spesso approfondito. Qual è la sua esperienza? «In questo caso è interessante il fatto di non misurarsi con un testo teatrale, bensì con una sintesi degli atti veri che non vengono né drammatizzati né romanzati. Rimangono intatti i tempi lunghi, le modalità ossessive e le tecniche dell'interrogatorio giuridico che pretende di entrare in una personalità. Wilde tenta in ogni modo di esprimersi e di spiegarsi agli altri, confermando il suo talento culturale e il suo amore per la civiltà. Si può verificare come ogni processo nudo e crudo contenga una sua teatralità insita, estremamente forte pur se involontaria. Mi è capitato di recitare a Spoleto, con tanto di toga, repliche teatrali di dibattimenti illustri. Se penso che avrei dovuto diventare un avvocato, confrontarmi con questo mondo è molto affascinante».

Dai blog