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Antonio Angeli [email protected] Un mito che non passa ...

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E che scrisse commoventi versi. «Il mio involucro invecchia ma io devo ancora nascere»: ecco, in una breve poesia, il mal di vivere che portò la bionda (ma era tinta e forse non le piaceva esserlo) attrice alla fine, a 36 anni, prima che la vecchiaia potesse toccare la sua bellezza. Oggi il suo mito è intatto, in Italia come nel resto del mondo. L'altro giorno Riccione le ha dedicato un monumento di bronzo, al centro di una strada. Innumerevoli le soubrette che si «travestono» da Marilyn. Oggi come ieri una garanzia di successo. Alla Monroe poetessa e icona del Novecento è dedicata una mostra a Milano, da TornabuoniArte, dovuta, in buona parte, al fiuto e all'entusiasmo di uno dei maggiori galleristi italiani: Roberto Casamonti. «Marilyn Forever», che prende il via il prossimo venerdì, è una personale di Omar Ronda, biellese di nascita, internazionale per vocazione, artista che nasce dalla pittura per liberarsi nelle più diverse forme di espressione. A Milano porta i suoi «Frozen», opere dove Marilyn è «congelata» tra altre immagini e icone. Tra una creazione visiva e l'altra pensieri, considerazioni e le poesie dell'attrice, che Ronda scoprì a New York su una bancarella di libri usati e ha fatto lui stesso tradurre in italiano. «Quando morì Marilyn Monroe - racconta Ronda - avevo quindici anni. Lo seppi dal telegiornale e ne fui scosso, è stato come se fosse morta la mia fidanzata, se ne avessi avuta una. Allora poi non c'erano le veline, queste ragazze che apparivano e sparivano. Tutto il mondo era innamorato della Monroe... nulla di paragonabile alle attrici di oggi, brave e belle, come Angelina Jolie». In esposizione quaranta opere e dalla mostra è nato anche un libro. Ronda, amico di grandi con i quali ha anche lavorato, come Lichtenstein e Rauschenberg, ha sempre portato con sé il mito di Marilyn e le poesie del'attrice non hanno mutato l'idea che si era fatto di lei. «Si vedeva che aveva una vita infelice. Per un intero anno, il 2005, - racconta - ho lavorato solo su di lei. La verità è che non c'è ancora stata un'altra donna che l'abbia sostituita. È un mito. Un mito di bellezza e di morte».

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