Zingaretti: «Stregato dal poliziotto di Vigata ma ora voglio lavorare su Tomasi di Lampedusa»

Zingaretti, in passato aveva annunciato l'addio al personaggio. «É stato uno sbaglio. Montalbano è come un vecchio amico con il quale ogni tanto è bello rincontrarsi. Tre anni fa dissi che non l'avrei più fatto, poi ho creduto che le ragioni che mi spingevano non fossero più così fondate. Insomma, quando si dicono delle stupidaggini bisogna anche avere il coraggio di riconoscerlo. Il commissario mi mancava, mi mancava Andrea, mi mancavano la splendida troupe e il contadino siciliano che ogni mattina, quando giriamo, ci porta la ricotta calda. Lina Wertmüller dice che, in fondo, la vita dura una mezz'oretta e bisogna fare le cose che ci piacciono. Per questo sono tornato a fare Montalbano. C'era un unico problema: farlo meglio di prima, ma ci siamo riusciti». Ma il personaggio di Montalbano è un po' cambiato. Si è consigliato con Andrea Camilleri? «Camilleri lo conosco da molto tempo: da quando ero all'accademia d'Arte Drammatica, nell'82-'83 e lui insegnava regia televisiva. Piaceva a tutti starlo a sentire, con l'immancabile sigaretta, ascoltare i suoi racconti. Ma non abbiamo mai avuto confidenza, perché siamo tutti e due incredibili timidoni. Anni dopo vidi il suo primo libro, l'ho letto e ho desiderato comprarne i diritti, fare quella parte, ma non avevo una lira. I diritti li prese Carlo Degli Esposti, io feci subito il provino e alla fine mi aggiudicai la parte. Parlai con Camilleri, che ne fu contento. Ma poi divenne famosissimo e... aveva una segreteria telefonica che diceva, più o meno: "Se volete darmi dei premi o invitarmi da qualche parte non rompetemi le scatole. Voglio dedicare la mia vita alle cose che amo: i miei nipotini e la scrittura". Ecco, io non voglio rompergli le scatole per problemi che possiamo benissimo risolvere da soli». Il segreto del successo di Montalbano? «Per l'80 per cento è del regista Sironi, che riesce a tradurre così bene in immagini le parole di Camilleri. E poi c'è l'armata Brancaleone di Vigata, tutti gli attori, sono talmente nella parte che la loro bravura nemmeno si nota». Una cosa importante del suo lavoro, a parte Montalbano? «Ora prenderò un semestre sabbatico, farò solo una cosa a cui tengo moltissimo: la lettura di Tomasi di Lampedusa da "Lighea", che abbiamo fatto lo scorso anno ed è andata benissimo».