Montalbano, l'amico della porta accanto
Che c'è di peggio di assistere al proprio funerale? La nuova storia (Andrea Camilleri, «L'età del dubbio», Sellerio, pp. 265, euro 13) inizia proprio così: con Montalbano che entra in commissariato e si becca subito dal devoto Fazio la ferale notizia: «Vossia è morto aieri matino alle 7 e un quarto pricise». La camera ardente l'hanno allestita nel suo ufficio, suo è il cadavere nella cassa da morto, tutti gli si avvicinano a fargli le condoglianze. Un momento: manca Livia. La donna della sua vita non è lì, a versare calde lacrime, anzi ha detto a Mimì Augello che non sa se fa in tempo a venire per il funerale. Ma come! Ma si è mai sentita una «camurrìa» più «camurrìa» di questa? Beh, meno male che, all'arrivo in cortile, uno dei portatori cade e la cassa va a sbattere per terra, facendo un botto che risveglia il povero Salvo e lo riporta alla realtà. Quale? Quella di un uomo che ha varcato la mezza età e ci rimugina sopra. Un tipo tosto, intendiamoci. Uno che non si risparmia in fatto di mangiate, bevute e nuotate. Uno a cui piacciono le donne. Forse troppo. Forse l'età l'ha reso troppo tenero. Addirittura indifeso. Come un adolescente dal cuore in tumulto. Come il Petrarca quando incontra Laura. E, guarda un po', si chiama Laura, la bellissima ragazza (ma è anche un ufficiale di Marina), impegnata con lui nella nuova, difficilissima indagine, tra yacht, traffici di diamanti, femmine «mantidi» e morti ammazzati. Ovvio che anche questa volta il commissario ce la farà, con tanto di finale mozzafiato e gratificanti applausi. Se li merita. E anche la fortuna gli ha dato una mano. Non su tutti i fronti, però, perché il cuore è a pezzi. E siccome a Salvo siamo affezionati, vorremmo consolarlo. Anche Camilleri gli vuole un gran bene, ma lo fa soffrire come un cane. Imprigionandolo, uggiolante, in una storia viva e vera. Carne e sangue di Montalbano, maniaco sentimentale strapazzato dalla vita.