L'orrore dei Balcani
L'altro film in concorso, "Resolution 819" di Giacomo Battiato, narra la storia del più grande massacro in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, avvenuto in 4 giorni nel 1995 a Srebrenica: le truppe serbo bosniache del generale Mladic trucidarono 8 mila bosniaci musulmani (soprattutto di sesso maschile dai 7 ai 70 anni) sotto lo sguardo passivo delle forze dell'Onu che avrebbero dovuto proteggere la popolazione locale in ottemperanza alla Risoluzione 819. L'orrore dei corpi putrefatti, delle fosse comuni, dei massacri di massa e dei riconoscimenti dei familiari delle vittime, emerge da questo film italo-polacco-francese, con le musiche di Ennio Morricone. Per accertare e condannare i crimini contro l'umanità perpetrati durante la guerra nei Balcani all'indomani dell'indipendenza della Bosnia Herzegovina, l'Alta Corte di Giustizia de L'Aja inviò un volontario a Srebrenica, il poliziotto francese Jacques Calvez (interpretato da Benoit Magimel), per trovare le prove del genocidio. Sei anni di ricerche e un team internazionale per scoprire che era tutto vero, per ricostruire i corpi delle vittime che erano stati in certi casi smembrati e sparsi in altre fosse dagli stessi serbi per deviare le ricerche. Tutto materiale che portò lo stesso Calvez a istruire il processo che oggi vede imputati Karadzic e Mladic. Per il regista Giacomo Battiato, anche autore di due romanzi («Fuori dal cielo» e «L'amore nel palmo della mano») questo film è soprattutto «un racconto morale più che politico e storico. Un racconto morale tragico perchè fa capire come la storia si ripete, e positivo se si considera quelli quanti dedicano anni delle loro vita per verità e giustizia come hanno fatto tutti quelli dello staff di Calvez. Il film fa capire che per fare giustizia può bastare anche la determinazione di un solo uomo, come il poliziotto francese». Nella sezione Alice nella città è stata poi presentata «La siciliana Ribelle», attesa pellicola di Marco Amenta contro la mafia, storia vera di Rita Atria, ragazzina di 17 anni che nel 1991 denunciò gli assassini del padre e del fratello, primo atto di ribellione di una famiglia mafiosa contro l'organizzazione e che poi si suicidò dopo l'uccisione di Paolo Borsellino.