Colin Farrell
Il film, da venerdì in 260 sale distribuito da Egle, ritorna sull'eterno dilemma che affligge la giustizia, nel dualismo tra poliziotti onesti e poliziotti corrotti, raccontando le traversie di una famiglia di New York che da generazioni lavora nella polizia. L'etica del clan viene però messa alla prova quando emerge il sospetto che uno dei membri della famiglia possa essere implicato in un grave caso di corruzione. Scritta nel 1999, la sceneggiatura è stata realizzata solo anni dopo, perché in seguito all'11 settembre nessuno voleva proporre un film che mostrasse poliziotti corrotti nel Dipartimento di New York. Soprattutto un regista come O'Connor, il cui padre era proprio nella polizia del NYPD: «Mio padre era un poliziotto bizzarro, suonava la chitarra persino durante il sevizio e mi raccontava storie incredibili di corruzione. Così, ho imparato che la polizia era una casta di intoccabili». La pellicola, cruda e violenta, inizia con l'uccisione di quattro agenti in un agguato. Il Capo dei Detectives di Manhattan (Voight) chiede al figlio (Norton) di svolgere le indagini: si scopre così che le vittime prestavano servizio al comando di suo fratello (Emmerich) e di suo cognato (Farrell). Il divo irlandese, che interpreta il poliziotto corrotto Jimmy Egan e cerca di depistare l'onesto collega e cognato, ha svelato ieri che per lui «l'esperienza fallimentare del kolossal "Alexander" è stata una vera ossessione: leggevo tutte quelle critiche negative e alla fine mi sono serviti anni per liberarmi da questo problema. É stata dura da digerire e pensavo persino di aver rovinato la bellezza e la complessità storica di Alessandro Magno. Ora sono finalmente più sereno nel mio lavoro e questo film mi ha aiutato. Non è certo la prima volta che recitavo la parte di un poliziotto, anche se di fatto odio le armi. Il mio personaggio in questo film non è nemmeno troppo facile da accettare e così ho dovuto trovargli delle giustificazioni alle sue azioni per interpretarlo. Ormai vivo a Hollywood da dieci anni e non mi sono mai pentito di questa scelta, non credo di essermi venduto l'anima allo star system. La mia carriera di attore è nata davvero per caso: dovevo fare il calciatore - ha spiegato il divo figlio di Eamon e nipote di Tommy, entrambi giocatori della squadra irlandese Shamrock Rovers -. La mia famiglia non è molto colta, ma da quando ho preso per caso la prima lezione di recitazione per me è cambiato tutto», ha concluso Farrell con un look provovante e sexy e le immancabili unghie corte e mangiucchiate. Farrell, che ha messo in atto sul set la scena più violenta di tutto il film, quando minaccia di uccidere un neonato con un ferro da stiro, ha poi espresso un parere sul recente e sventato attentato contro Obama: «In America il razzismo esiste, ma meno di cinque anni fa. Tuttavia il mondo resta terribilmente razzista e se si pensava che l'Irlanda non fosse un Paese razzista, era perché in realtà c'erano pochi extracomunitari». Ieri è intanto passata in concorso l'ironica commedia francese «Le plaisir de chanter» di Ilan Duran Cohen, dove personaggi attempati si divertono reinventandosi spie, tra scene di sesso e di canto.