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Christian & Brando

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Il film, diretto dal 25enne Brando De Sica e prodotto dalla madre Silvia Verdone (moglie di Christian e sorella di Carlo), è la trasposizione cinematografica dell'omonimo musical teatrale scritto da Maurizio Costanzo ed Enrico Vaime: un'ora e 40 minuti di show con Christian De Sica, Paolo Conticini e Laura Di Mauro, attorniati da un'orchestra di 20 elementi e da una decina di artisti. Lo spettacolo è andato in scena in tutta Italia per due stagioni consecutive, con 600 mila spettatori, l'incasso record di 11 milioni di euro e due Biglietti d'oro vinti come spettacolo teatrale più visto dal pubblico. Uno dei momenti più commoventi è quando Christian sul palcoscenico ricorda il padre Vittorio con affetto dicendogli: «Ho solo un briciolo del tuo talento». «Il grande successo di quello show lo devo soprattutto alla magica presenza di mio padre - ha raccontato Christian De Sica, 57 anni, 91 film alle spalle, di cui 25 cinepanettoni e 7 regie -. Papà era un maestro del cinema, era come De Chirico in pittura. Io sono solo un pittore della domenica. Ogni sera, quando ricordavo papà, sentivo che il pubblico si commuoveva con me. Poi è arrivato mio figlio Brando: si è laureato l'anno scorso alla USC, l'università della California, a Los Angeles, ha realizzato diversi video rock e cortometraggi e allora chi meglio di lui poteva raccontare me, suo padre, e quel nonno Vittorio che pur non avendo mai conosciuto riempie fin dall'infanzia il suo immaginario familiare? Così, Brando al musical ha aggiunto un prologo inedito e un epilogo». L'attore romano, figlio di Vittorio De Sica e Maria Mercader, ha poi confermato che dovrebbe chiudere un contratto con Fandango per interpretare uno dei rari ruoli drammatici della sua vita in «L'età dell'oro» (dopo «Uomini uomini uomini» del 1995 che incassò oltre 7,5 miliardi di lire): «Girerò a Prato ad aprile - ha detto - nel ruolo che un attore comico sogna sempre, una parte drammatica. Poi ho altri progetti comici: uno di questi mi vedrà di nuovo sul set con mio cognato (Carlo Verdone), l'altro è il prequel di "Amici miei", ambientato nel '400. In fondo, posso lavorare in teatro grazie ai film di Natale». Accanto a lui il figlio, Brando De Sica, ha parlato come un fiume in piena difendendosi da quanti lo accusavano di nepotismo: «Questo film per qualcuno andrebbe analizzato da uno psicanalista, ma proprio per non essere criticato me ne sono andato a studiare fuori dall'Italia, dove ancora esiste questo pregiudizio. Mentre in Usa, i Barrymore, i Douglas e i Coppola, lavorano da generazioni nel cinema. Un giorno a Los Angeles, stavo per mollare per tutto: avevo nostalgia della mia fidanzata, dei miei 6 cani e dei miei genitori. Ma proprio quel mattino incontrai il regista del dubbio, David Lynch, che mi portò a una lezione di Meditazione Trascendentale e allora decisi di restare. Mio nonno Vittorio non l'ho mai conosciuto e non era accanto a me per raccontarmi le favole. Ma per me le favole sono state guardare film come "Miracolo a Milano", "I bambini ci guardano" e "Umberto D", il mio film preferito. Questo musical l'ho dedicato a nonna Maria, è un modo per dirle "ti voglio bene"», ha concluso Brando che sta preparando un film su Pietro Pacciani, il Mostro di Firenze, ispirato al libro di Michele Giuttari, «Anatomia di un'indagine». (Foto Sirolesi).

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